Informazioni personali

mercoledì 27 febbraio 2008

Una domanda

Loredana Berté fuori concorso al Festival di Sanremo per plagio.
La sua canzone in gara é praticamente identica ad un'altra, sua, degli anni '80.
E cosa fanno?
Continuano a trattarla come la bambina capricciosa che va accontentata perché sennò chissà cosa ci combina: fuori dal concorso, sì, ma la faranno comunque cantare.
A me non piace questo modo di fare, soprattutto perché mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti degli altri artisti in gara.
Le regole ci sono, perché concederle questo?
Ci fosse stato uno sconosciuto qualunque, certamente avrebbe ricevuto una lettera di biasimo dal presidente della repubblica. La scomunica del papa.
E' questo passare sopra gli errori, concedere comunque nonostante si é nel torto che fa male all'Italia, fa male a tutti...questo troppo dire "ma sì", "per una volta", "é così famosa che sarebbe un peccato"...certo che pur di fare audience...bah.
Una piccola ingiustizia, una oggi, un'altra domani, che giorno dopo giorno faranno sempre cadere più in basso gli ascolti (del Sanremo) e la dignità in generale.


Nella mia borsa c'é anche questa domanda:

Perché succedono certe cose?

"Uno su 100..."

In tempo di elezioni, di questioni che riguardano la quantità, i voti, le percentuali, la maggioranza degli elettori, o la maggioranza del pubblico, lo share, l'audience...mi é venuta in mente questa:

"Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti.
Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale".

-I. Kant-

domenica 24 febbraio 2008

Fenomeno rapida

Così come un fiume nella sua fase giovanile, dal corso rettilineo, dal flusso forte e veloce che determina erosione e quindi l'eliminazione di ogni ostacolo si ritrovi davanti, così il flusso di gente al Corso.
Non sto parlando del Corso principale della mia città (Terni), ma proprio di un fenomeno che caratterizza tutti i Corsi, di tutte le città, soprattutto quelle piccole.
Si usano infatti termini che rientrano nell'ambito "acquatico": "facciamo due vasche?". Nel senso che davvero si nuota, ci si immerge nel flusso trascinante delle persone che camminano, passeggiano, corrono, saltellano nel Corso, questao grande serbatoio di incontro e scontro del sabato pomeriggio.
Sembra di stare in un piccolo aquario, troppo piccolo per la quantità effettivamente grande dei pesci che contiene, ed é anche pericoloso, nel momento in cui ne contiene di diverse qualità, tutte mescolate insieme.
Come mettere insieme tartarughe d'acqua, piragna, pesci rossi, eccetera eccetera...ma che c'azzecca??
Ieri per esempio.
Ci mancavano quelli che vendono i palloncini. Ergo: genitori con pargoletti alle calcagna con questi mostri sorridenti e svolazzanti ad altezza viso. Prima o poi tutti si sono scontrati con un morbido Pikachu.
Le carrozzine, che più che trasporta-poppanti sembrano carri armati. Ora evidentemente non c'é il servo sterzo, si maneggiano male: ti trinciano i piedi, e ovviamente le tue scarpe nuove.
Le mamme si fermano davanti alle vetrine, fissate con lo sguardo su quel completino intimo che potrebbe risvegliare la sopita vita coniugale. Mentre controllano il prezzo mandano avanti il carrozzino per vedere meglio la vetrina. Lì ci sei tu. Che guardi prima le ruote della macchina infernale con sorpresa, poi un'occhiata al bimbo che si succhia le dita dei piedi e poi lo sguardo imbufalito sale sulla madre, ancora intenta a guardare la vetrina.
Dopo due minuti buoni si accorge di te e del tuo sguardo. Sorride e dice "ops, mi scusi!"e se ne va, con la risatina del moccioso, facendo marcia indietro con la grazia di un camionista che porta carico pesante.
Il fenomeno branco, tristemente famoso.
Branchi perché sono tutti accozzati insieme questi ragazzini della generazione successiva alla mia, tutti uguali, perfino nelle espressioni delle facce, che a dispetto dei loro vestiti, si sono mantenute infantili. Sono i "piccoli trentenni": piccoli, perché avranno 12 o 13 anni, ma conciati, perché vestiti sarebbe un complimento, conciati dicevo, come trentenni.
Ti vengono addosso perché sono ancora bambini, li si deve capire. Si divertono a sbandare nel grande serbatoio, i branchi poi si riconoscono tra loro, hanno degli elementi distintivi e comunicano tra loro. A volte ci possono essere degli scontri, come tra gang del Bronx o come tra maschi dominanti di specie felina su Geo&Geo.
4 parole di cui: 3 parolacce, una bestemmia, un improperio per i genitori, una sigaretta tenuta ad arte come le floppers dei "RoaringTwenties", piccoli divi e dive che domani hanno il compito di latino.
E poi altri branchi: gli stranieri.
Soprattutto donne ucraine, rumene o altro che hanno ormai fissato i loro ritrovi in certe zone specifiche all'interno del serbatoio. In certi angoli del Corso sembra di stare a Kiev.
Poi le coppiette spaurite, che vagano di vetrina in vetrina, aggrappandosi al vetro per sfuggire ai branchi, ai palloncini, alle vecchiette...Dimenticavo questa categoria.
Ovviamente lentissime, andrebbero a 2 km orari anche in possesso di un'automobile, vanno ovviamente a braccetto anche loro, come per confermare che nel serbatoio conviene stare tutti vicini vicini per non perdersi o confondersi. Si fermano ogni 2 minuti. Hanno un particolare sensore che le rende in grado di fermarsi davanti a chi va di fretta e si trova in un totale e irreparabile ritardo. Avendo percepito la persona che va di fretta dietro di loro, si fermano, stanno 3 minuti per puro gusto sadico di rovinare la giornata altrui, ripartono all'improvviso per poi ribloccarsi.
Non puoi non andargli addosso.
Così, quando ne stai per scavalcare una piccina, le vai addosso, le devi chiedere anche scusa, perché guarda caso pensa che la vuoi derubare, "ci vuoe più rispetto", "questi giovani d'oggi", "ai miei tempi" eccetera eccetera.
Quando questo succede ci si sente dei delinquenti, si fanno incubi sulla povera vecchietta importunata, si teme lo sconto della pena all'inferno.
C'è poi sempre qualcuno che ti viene addosso perché é grosso di per sè, o perché ha con sè grossi pacchi e le mani tutte occupate. Questo soprattutto a Natale.
Ma perché tutti si concentrano nel serbatoio? attrae lo scontro forse? lo scontro tra gente col gelato in mano, la pizza, il cellulare: tutto cade e si mescola, nel casino più totale. Ti chiednono scusa ma non hanno colpito te, ti sente un verme se ti calpestano, perché forse é colpa tua, e di nuovo un pikachu ti viene in faccia.
Ma ecco che, scopri qualcosa. Poco illuminata, alla tua destra c'é la via di fuga.
Come la scala antincendio per colui che cerca salvezza, ci si fionda nella luce soffusa ma libera e pura della stradina laterale, frequentata da pochi, che a quanto pare é troppo vicina al corso per essere malfamata o pericolosa.
Ti senti già più libero, respiri aria pura.
Accanto al tuo compagno o alla compagna di fuga, ti avii verso nuove avventure, via da tutti.
Nella stradina con pochi temerari, siamo tutti partecipi di questo piccolo grande segreto che ci rende fratelli, già inconsciamenti concordi nel mantenerla segreta agli altri, percorriamo le stradine secondarie, liberi, liberi di nuotare come si vuole, fuori dal serbatoio.
E ci sentiamo anche un po' anticonformisti, prigionieri politici che tornano trionfanti alla patria, eroi della nazione.
Dopo tutto questo parlare di massa e masse, di branchi, di adeguarsi al mercato, di adeguarsi al gruppo, un po' di ritorno all'individualismo ci vuole, eccheccacchio.
Auguro a tutti di trovare la vostra strada (secondaria).

lunedì 18 febbraio 2008

Questione di voto, questione di ovaie.

Non potevo non scrivere dopo le affermazioni del signor Ferrara in merito alla legge sull'aborto, la ormai celebre, 194.
Costui sostiene che da trent'anni si stanno commettendo abusi, si sta usufruendo troppo della legge, stiamo diventando delle assassine, in pratica.
"E' il momento di dire basta" (io direi basta a mangiare,tra le altre cose).
Ecco la soluzione.
Aspettavamo solo un genio come lui che ci sospingesse dal buio dell'ignoranza verso la luce della conoscenza.
Costui vuole eliminare la legge 194.
Forse ciò é dovuto ad un'indigestione di panini...ma la cosa continua decisa già da qualche giorno.
Dunque é un serio obiettivo politico.
Apparte il fatto che é già ridicolo che un uomo metta bocca su una questione prettamente femminile, una persona che non ha figli, che non ha avuto problemi, che non é stato stuprato, eccetera...(ma poi Ferrara non era pure comunista???Mastella docet).
Ma del resto noi donne siamo abituate a dover ascoltare un uomo da una parte e un altro in gonnella dall'altra che decidono in merito ai nostro ovuli, al nostro utero, alla nostra possibilità di mettere al mondo un essere vivente.
Perché é questo che rode a tutti, fondamentalmente. Noi possiamo farlo, voi no. Tac: scatta l'operazione sabotaggio.
E ovviamente anche quella anti-sabotaggio. Molte donne hanno già fatto tanto, ma in questi giorni sembra sempre più evidente come si debba rifare quelle lotte tutte da capo.

Chiarisco subito la mia posizione: l'aborto in generale, é una brutta cosa. Nel senso che, comunque la si possa pensare, é una scelta difficilissima, grave, da non prendere alla leggera.
Sfido a trovare una sola donna che lo abbia fatto senza remore, timori, paure, pentimenti.
E' impossibile.
Si parla sempre di interrompere quel processo che porta alla nascita di una persona.
Anche se lo si fa nel momento in cui é grande come un fagiolo, comunque, ditela come volete: é una scelta difficile, punto e basta.
Detto questo, io, come persona, credo che prima di tutto ognuno debba avere la libertà di scegliere.
Io sono a favore della legge sull'aborto, perché se un giorno dovessi trovarmi in questa situazione, vorrei essere libera.
Io, come donna, credo che ognuna debba avere il diritto di scegliere la cosa giusta per se stessa, scegliere per ciò che crede sia giusto e migliore.
La donna deve portare in grembo un bambino, non Ferrara, non il Papa, non un politico, non altri.
Lasciate perdere.
- E' ovvio che non lasceranno mai perdere, lo sappiamo bene.-
Inoltre: essendoci una legge, io so che posso fare una certa cosa e scelgo se mettere in pratica o meno quella cosa.
Il fatto di scegliere per una soluzione o per un'altra, può essere criticato o meno, ma nessuno deve mettere bocca sul diritto in sé di poter fare una scelta.

"Non condivido la tua affermazione, ma mi batterò perché tu abbia il diritto di dirla" o quasi, disse qualcuno.

C'é anche un'altra cosa da dire.
In Italia la legge c'é, ma a quanto pare, per abortire si devono subire umiliazioni, attese lunghe settimane. La solita melma avvolgente della burocrazia, che, non a caso, cerca in qualche modo di rallentarci, di impedirci, di ostacolarci, nell'applicare quello che é un nostro diritto, quello che, soprattutto é Legge.
Ginecologi che ostacolano il cammino di una donna; guarda caso la maggior parte di loro in certe regioni é obbiettore. In Basilicata lo sono il 93%. Si rifiutano. Hanno anche loro il diritto di scegliere. Ma non siano la maggioranza però.
La difficoltà a volte, c'é addirittura per trovare la pillola del giorno dopo.
Tempi lunghissimi, strutture pubbliche inadeguate.
- Molto interessante l'articolo del Corriere della Sera del 16 febbraio 2008 -

Il signor Ferrara dovrebbe invece dire che il numero degli aborti in Italia sta calando.
Sta calando perché c'é gente disposta (anche economicamente) a spostarsi di nazione in nazione per abortire con più facilità, senza aspettare inutili file, colloqui, umiliazioni di chi ti guarda come guarda un criminale (anzi, per i criminali veri c'é invece più tolleranza). Altre lo fanno illegalmente, con tutti i rischi che conosciamo.

Siamo, insieme all'Irlanda, il paese che più di altri sceglie l'estero per realizzare una scelta, una scelta che é legale, ma che tutti cercano di ostacolare. Soprattutto cresce il numero di donne italiane in Inghilterra, ma anche in Svizzera, dove con "solo" 400 euro si può avere la RU486, la pillola che fa abortire.

Se Ferrara diventerà Ministro della salute, per il cui ruolo si sta candidando, all'interno del PDL, non credo basti scendere in piazza.
Di fronte ad affermazioni come le sue, vedendo che qualcuno ha il coraggio, (anzi, nemmeno é coraggio, sembra essersi proposto serenamente come chi propone una scampagnata tra amici) in un paese democratico e laico di dire cose simili, non so veramente dove andremo a finire.
Il solo fatto che possa dire una cosa del genere in pubblico, per me é oltraggioso.

Attenti e attente dunque a chi votate, a chi ha il potere di decidere, e soprattutto pensate alle donne (a quanto pare non lo si fa mai abbastanza), soprattutto a quelle che non hanno i soldi per andare in Inghilterra o in Svizzera per pagarsi la RU486, ma tornano alla clandestinità.


"La madre degli stupidi é sempre incinta".
E non abortisce mai.

lunedì 11 febbraio 2008

Flash

Nella mia borsa c'é zucchero per passeggiate lunghe inaspettate, una penna che non scrive quando serve, ma solo quando stai per buttarla, pacchetti di gomme vuoti, chiavetta usb (piena o vuota, la porto ugualmente), burro cacao per addolcire un bacio ruvido d'inverno, fazzoletti (per asciugare, pulire, incartare, riempire, spolverare, calmare, rassicurare), scontrini inutili e sempre presenti, il portafogli che mi ricorda di contenere più tessere che soldi, le memorie chiuse da carta robusta, quelle di una giovane aspirante scrittrice/pittrice che intanto si sta specializzando nell'aspirare a queste due cose. Nel frattempo impara le parole scritte dagli altri.
Ma c'é anche un biglietto.
E un treno.
E quando sentirò il click rumoroso e vecchio della macchinetta gialla, sempre allegra e malandata, fantasticherò di partire e di non tornare più, di partire e tornare quando tutto sarà migliore. Tornare per non rimanere, restare e non partire...
Una boccata d'aria ogni tanto ci vuole, con tutte queste montagne intorno che mi soffocano...
Voglio la città col fiume. Anche solo per 48 ore.

A bien tot.

mercoledì 6 febbraio 2008

Il potere del tubero

Data la mia fissazione nel chiamare con tono affettuoso determinate persone con il termine "patata"( o "patato" nel caso dei maschietti), vorrei subito chiarire che non c'é alcun riferimento agli organi sessuali, né maschili, né soprattutto, femminili.
C'é infatti questa usanza. Ora forse sfumata...Mia nonna usava dirmelo da piccola, anche se, anziché "patata", andava molto più di moda "passerotta".
C'erano anche le famose varianti "farfallina" e "tatta" e/o "tattina".
Ovvio che i maschietti staranno sghignazzando. Certo per loro maggiore dignità con "ometto", "giovanotto" e il ben più remoto ottocentesco, verghiano, "giovine" e/o "giovincello".
Niente patate, farfalle e tattine per loro.
L'ingiuria ignominiosa solo per noi piccole (patate).
Ma noi lo percepivamo come molto innocente e intimo, affettuoso...come oggi lo é il chiamare il proprio Lui "tesoro" o la propria Lei "piccola"(che sarebbe l'equivalente meno felice, di "baby" nel mondo anglosassone).

Insomma, tornando al tubero in questione: lunga vita al tubero simpatico detto in occasioni speciali. Ridcordate che va detto per i seguenti motivi:

- per sottolineare un gesto dolce/affettuoso (es.:"vuoi che ti faccio un massaggio con olii essenziali???" "grazie...che patata sei..." con gli occhi dolci, pupille dilatate e lacrimose)

- per una persona che si presenta un po' goffa e tenera allo stesso tempo, un po' impacciata (es.:"guarda come cammina quel pinguino!".."hai ragione...é proprio un patato!")

- per chiamare una persona alla quale siamo affettivamente legati, che sia un legame di affetto, di amore...in effetti con gli estranei non va assolutamente usato, é indiscreto e dovete sempre pensare che qualcuno potrebbe non prendere nel verso giusto il fatto di essere chiamati come dei tuberi da una/un sconosciuta/o.

- bambini piccoli/cuccioli (perché notoriamente sono un po' cicciotti, buffi, teneri e inesorabilmente e comicamente goffi).
La mia gatta si chiama appunto patata. (Potrebbe sembrare uno scurrile gioco di parole.............infatti é così.

............................Sto scherzando.)

- altri casi: siete brilli e vi scappa di dirlo e non ci potete fare nulla......proprio nulla.

Ultima cosa: ai maschi dà sempre fastidio. Reazioni principali:

- risa (convulse)
- risatina (di sufficienza)
- occhi di bragia (se lo dite a Lui in pubblico)
- faccia seria/severa
- faccia nera (non c'é alcun richiamo al fascismo)
- botte senza preavviso alcuno.


Inoltre: potete usare altre varianti (patatina/patatosa) e altri tuberi, come mi ha fatto notare l'Enigmista, e cioé Zenzero/Zenzera......ma ovviamente l'impatto di una parola come "Patata" é difficile da rendere con altri surrogati.
Apparte ciò: continuerò a chiamare "patata" chi mi pare. Lo dico per quelle persone che conoscono questo mio vizio...Irrinunciabile, mi dispiace.
Ultima cosa: apparte il nominarla, direi che sarebbe di mangiarne anche poche perché sono molto glicemiche. Evitare di mangiarne col pane. Bene l'accostamento con le proteine.




lunedì 4 febbraio 2008

Altro che talent-scout...





Anziché scoprire nuovi talenti, a quanto pare la mia tendenza é scoprirne di vecchi, cioé, scoprire gente che é già famosa, ma non per me, gente che gli altri conoscono e che io non so identificare.
Eccone un altro (beata ignoranza: c'é sempre qualcuno/-osa da scoprire):
MAURITS CORNELIS ESCHER

Tipetto poco normale diciamo, che ha realizzato cose fantastiche, che sembrano uscite dai sogni, dagli incubi, da una mente confusionaria ma allo stesso tempo razionalizzante, tutto é preciso, calcolato, tutto é a al suo posto, tutte le linee e le forme proseguono bene, cioé come ce le aspettiamo ma poi dove vanno a finire...???assurdo.
Chi vuole qui legge la vita, le opere e il resto: http://it.wikipedia.org/wiki/Maurits_Escher






Proprio
CONlatestada
tutt'altraparte.

RI- Pensando

Cammina tranquillo, lui non va veloce...solo che, avendo le gambe non lunghe come le sue, devo andare svelta per tenere il passo, stare insieme sotto l'ombrello, stretti stretti.
Con le dita intrecciate cerco di non mostrare che per me é una corsa quello che per lui é una passeggiata. Sembra quasi comica la cosa.
Schivo le pozzanghere, salgo e scendo scalini e marciapiedi, la città é tutta intorno, ma sembra che tutto é lì perché noi due possiamo vederlo nel momento in cui passiamo.
Ogni tanto ci blocchiamo.
L'ombrello é stato rovesciato dal vento, lui si ferma, lo scuote un po' per rimetterlo nel verso giusto, si lamenta, vorrebbe sparlare ma si trattiene..forse perché ci sono io.
E' qui che a me viene da ridere mentre me ne sto a guardarlo. Un piccolo spettacolino di varietà. Comicità spontanea pure qui. Forse lui invece é pure arrabbiato per l'ombrello.
Sorrido e riprendiamo a camminare. "Che ridi?"mi fa. "Niente".
Mi guarda un po' interdetto. Non sa se chiedermi di nuovo perché sorridevo o se lasciar perdere.
Adoro quando ha queste indecisioni. Indeciso su cosa pensare di me. Mentre la sua faccia é un punto interrogativo, come quello di un bambino nel fissare un insetto strano, io ostento tranquillità, come se nulla fosse successo.
Tengo la verità per me, sentendomi un po' colpevole, un po' divertita, perché scivolo nel piacere di essere quel qualcosa, in quel momento, che lui non si sa spiegare.
Mi sorrido come fossi allo specchio.

Superiamo dei genitori coi figli mascherati.
Una paperella e un drago trottano aggrappati alle mani degli adulti, guardano fissi a terra le pozzanghere, e affascinati scrutano il mondo sotto impermeabili colorati.
Nonostante la pioggia c'é gente in giro.
Piove a gocce grandi e fredde, ma l'aria é umida e ho caldo.
Roma così sembra una città come tutte le altre, gente che corre, facce brutte, facce tristi.
Siamo arrivati un posto per fare una specie di merenda, che si rivelerà un inizio di cena.
Posto incredibile: cucina siciliana tipica. A Roma. Il massimo.
Con un arancino "spappolato" (come ha detto il ragazzo al bancone: non era riuscito a tagliarcelo in due come si deve), ci rifugiamo sotto un ombrello di plastica aperto, con un tavolino e quattro sedie.
Tutto bagnato, gocciolante, zuppo. Il ragazzo del posto (che é anche bar, che é anche pasticceria, che é anche...) ci passa sopra una pezza asciutta, non molto convincente.
Ci guardiamo in un momento. Entrambi sappiamo che ci bagneremo lo stesso.
Dopo che il ragazzo se n'é andato, lui dà voce al pensiero di entrambi "vabbé...". Non ci interessa se ci sentiremo umidicci dopo, questo non ha importanza.
Siamo seduti, dentro c'é troppa gente. Fantastico su quello che sembrerebbe un nostro privé, escluso agli altri, al resto.
La pioggia ci circonda, siamo salvi lì sotto. Fra sorrisi e cenni di capo di apprezzamento per l'arancino, finiamo di mangiare, prendiamo qualcos'altro e torniamo a casa.
Era solo un tardo pomeriggio, come tanti ma diverso.
Bello, grazie.