Informazioni personali

venerdì 30 novembre 2007

Io sono qui ora

E' una frase che ha portato come esempio il mio prof di filosofia. La uso solo per dare un titolo.
Sto ricopiando gli appunti di geografia e dovrei farlo seguendo il foglio, scrupolosamente ricopiando tutto per poi studiarlo domani. Poi mi fermo e ascolto la musica.
Per me è importante...
Cosa lo é?
Sembro sempre di non prendere un colore deciso.
Sono come una maglietta che stinge.
Forse questo periodo è così bello da sè proprio perché sembra di non essere particolare e speciale, ma credo lo sia, forse è la fine di quest'anno che mi sembra di sentire in sordina.
Non ho ancora deciso un sacco di cose, ma forse è meglio così. Anziché lamentarmi farei bene ad aspettare, cercare sì qualcosa, ma come se non la stessi cercando seriamente ma vagamente ecco.
Forse è proprio di questa età essere indecisi e sentirsi tirati da parti diverse, ma è bello anche sentirsi così. Il vacillamento ti dà l'adrenalina in un certo senso.
Poi ti stabilizzi per un po' e poi riparti.
Ma io, sarò già partita?? (di testa sì, direte. Non vi biasimo comunque =p )

giovedì 29 novembre 2007

Forse è una banalità

Di ritorno da una conferenza all'università su Ludovico Ariosto, mi sento pesante.
Non ha nulla a che vedere con lui, poverino, ma con il sistema delle conferenze incentrate sugli autori.
Dirò forse qualcosa di assurdo, ma forse tutte queste discussioni, citazioni, interpretazioni di autori di secoli fa dovrebbe finire, nel senso di lasciarli in pace. Ovvero: perchè partorire nuovi libri, nuote tesi, migliaia di nuove dal giorno della sua morte, tesi su cosa scriveva e perchè, cosa gli frullava per la testa, perchè non ha scritto questo, perchè non ha scritto quello. Ma perché chiedersi tutte 'ste cose in modo così forzato, sempre a scavare fino a raschiare il fondo.
Ma ci volete lasciare un minimo di mistero?
Certo che vogliamo tutti sapere tutto, ma non è possibile, anche perché cosa frulla nella testa di un autore, veramente, sul serio, solo lui pouò saperlo. Azi a volte nemmeno lui lo sa.
Perciò mi chiedo: non andranno forse lasciati in pace tutti questi antichi scrittori che si staranno rigirando nella tomba da anni?
Voler supporre cosa pensava abitualmente, o in un preciso giorno della sua vita un uomo del cinquecento, non è troppo ardito?
Leggo spesso su testi che devo imparare: "Ariosto qui voleva dire", "Ariosto qui vuole intendere", eccetera. Non sarebbe forse più corretto dire: "Ariosto FORSE qui voleva dire, basandoci sulle tracce che abbiamo...potremmo supporre che forse...ma, chissà!".
Tipo uno oggi ha detto: "Ma perché, a differenza di Tasso e Petrarca per esempio, Ariosto non scrisse lettere di carattere privato? non ne abbiamo nemmeno una!!per quale motivo?sicuramente perché lui..."....e se invece, semplicemente non è stato ancora ritrovato un manoscritto di qualche copista che per sbaglio le aveva trovate e copiate? o un manoscritto proprio suo? e se invece Ariosto sparlava della corte che lo stipendiava e temeva ritorsioni e quindi lo ha bruciato?.......se ancora non abbiamo scoperto nulla al riguardo?Chissà quante cose ancora non abbiamo scoperto...e se Dante non fosse mai esistito e lo dimostrerebbe un documento non ancora venuto alla luce in cui risulta evidente che in realtà "Dante Alighieri" fu uno pseudonimo usato da un altro tizio? Se scoprissimo un giorno che invece dietro la Divina Commedia c'era un'autrice??
La fantasia umana veramente non ha limiti, però in effetti anche la vita di scherzi fantastici ne fa, eccome.
Il ragionamento è simile a quello della religione: se non ci riusciamo a spiegare qualcosa, ecco che scatta il doppio contentino: opera di Dio (inspiegabile: va presa così com'è, guai a porsi domande) oppure cosa inesistente, abbaglio collettivo o individuale.
E rimanere invece col dubbio? troppo frustrante? saremmo veramente così capre se semplicemente ci dicessimo con tutta sincerità "qui, proprio non saprei. Abbiamo fatto il possibile, ma per ora niente".
Certo, per gente che ha scoperto il fuoco e inventato la ruota, è difficile arrendersi...

Forse critico anche l'astrattezza di certi studi.
"Perché Ariosto preferiva la cacciagione invece del misto di fritto di pesce? semplici problemi gastrointestinali o scelta poetica? sicuramente la scelta del pesce è da interpretare come la figura dell'autore: il fatto che fosse fritto è da attribuire alla pesantezza, all'appiccicume diffusi in ambiente cortese, come ben sappiamo....Non a caso Dante era vegetariano" eccetera....

Se è vero che la curiosità umana non ha fine, allora nemmeno la stupidità, quella stupidità che si manifesta nel ribadire un concetto proprio proponendolo come assoluto, perdipiù parlando di una persona che, ahimé, non si può interpellare. Volendo entrare nella testa d'altri si finisce di uscire dalla propria, credo, un po' come un eccessivo psicologo: finirà per impazzire.
Cosa direbbe Ludovico....


sicuramente, e su questo nessuno può contraddirmi: "quisquiglie"

lunedì 26 novembre 2007

Sì sì sì

Il loro nome è tutto un programma: Yeah Yeah Yeahs (abbreviato YYY's).
Qualcuno di voi già li conoscerà, ma io ci sono arrivata solo adesso......sob.
La cosa che mi piace delle interviste a cantanti o band famosi/e è la possibilità di carpire qualche nome nuovo, qualche gruppo emergente che quel tizio famoso ascolta, o qualcuno di vecchio che lo ha influenzato. Così vieni a sapere un sacco di cose interessanti.
Impari a riconoscere i gruppi, le diverse influenze, i periodi, lo spirito che gli ha dato vita, eccetera eccetera.
Certo, sicuramente qualche nome verrà buttato pure a caso o per un preciso scopo pubblicitario, ma vale la pensa sempre di controllare, di cercare, di wikipedizzarci insomma.
Una sera danno uno speciale su Lenny Kravitz.
A un certo punto parla di questi Yé Yé Y...eccetera, della loro musica, che sono bravissimi nonostante poco famosi (ancora), bellissimi........
E io: boh.
Fanno vedere una piccola sequenza di un loro video.
Mi concentro sulla rete che si apre di fronte a me.
Cerca il loro nome, cerca qualche loro canzone, cerca di ascoltarli, di capirli.
Finalmente qualcosa di nuovo, o almeno che sembra così.
Posto il piccolo frutto della mia umilissima ricerca, augurandovi di avere abbastanza curiosità per cercare nel web anche tanti altri musicisti, artisti sconosciuti, declassati, emarginati, ma che valgono, veramente bravi, o che almeno sono gli unici che riescono ad emozionarvi, che avete conosciuto per sbaglio, per caso, come durante uno spot televisivo, o che avete sentito a stento di sottofondo in qualche trasmissione in tv, o per aver letto un nome curioso su una rivista...


Gli Yeah Yeah Yeahs (a volte abbreviati in YYYs che è l' abbreviazione di yes) sono un gruppo indie rock di New York. La band è un trio formato dalla carismatica leader Karen O, dal chitarrista Nick Zinner e dal batterista Brian Chase.
Biografia:
Il gruppo nasce a
Williamsburgh, Brooklyn nel 2000 e già nel 2001, presso i Tell's Funhouse Studios a Manhattan, gli Yeah Yeah Yeahs registrano il loro EP d'esordio, che porta il loro nome Yeah Yeah Yeahs. L'EP è composto da 5 tracce, in cui è contenuta la famosa Bang! ("as a fuck son, you sucked" che significa "come fottuto figlio, fai schifo...").
Gli Yeah Yeah Yeahs debuttano in concerto come band di supporto dei
White Stripes, iniziando a farsi conoscere, e continuano con vari show a New York. Verso la fine del 2001 registrano un nuovo EP intitolato Machine. Inizia così il loro tuor europeo, con il loro primo vero concerto di debutto a Londra, al Metro di Oxford St. Il famoso EP viene recuperato dalla Wichita Recordings e pubblicato in Inghilterra nell'aprile del 2002. Alla fine dell'anno, New Musical Express mette l'EP al secondo posto dei migliori singoli dell'anno.
Tornati a Brooklyn, gli YYYs si mettono a lavorare sui pezzi del nuovo album, ma il processo creativo si dimostra più impegnativo del dovuto e per questo sono costretti ad annullare due concerti molto importanti ai
Festival di Reading e di Leeds. All'inizio del 2003 finalmente terminano il loro primo album Fever to Tell. Il singolo Maps (la canzone che Karen O chiama The Yeah Yeah Yeahs' love song), estratto da questo album, riceve numerosi consensi e nel 2004 è la volta di Y Control con il relativo video diretto da Spike Jonze.
Nel
2004 registrano il loro primo DVD Tell Me What Rockers to Swallow, che contiene un concerto tenuto a San Francisco al Fillmore e varie interviste.
Il loro secondo album,
Show Your Bones, viene alla luce nel marzo del 2006. Il primo singolo estratto, Gold Lion, riscuote abbastanza successo ed arriva al 18° posto nella classifica inglese dei singoli. I seguenti due singoli sono Turn Into e Cheated Hearts.
Hanno ricevuto una nomination ai
Grammy Award dell'11 Febbraio nella catogoria "Best Alternative ALbum" per Show Your Bones.
Nel luglio del 2007 la band ritorna già sulle scene con il mini ep
Is Is, da cui è stato tratto il video di "Down Boy". Sorprendentemente riesce ad entrare nella classifica dei singoli più venduti in Italia.
Hanno detto di loro:
"Quasi troppo belli per essere veri" Sunday Times
"Ragazzi decisamente strani e capaci con un orecchio particolare per un pop-punk brillante, intelligentemente confuso e leggero che non si prende troppo sul serio" Kerrang
"Gli Yeah Yeah Yeahs potrebbero anche essere i ragazzi che avranno l'ultima parola..." The Guardian
"...dai club di Williamsburgh, la più imperdibile band in assoluto è quella degli Yeah Yeah Yeahs" The Observer
"Sono i Blondie del 21esimo secolo, ancora più sfrenati, più belli ed estremi" NME
Album:
Fever to Tell (2003) 13° UK, 55° US
Show Your Bones (2006) 7° UK, 11° US

domenica 25 novembre 2007

Arriva

E’ novembre, è freddo, hai finalmente indossato il cappotto, l’aria fredda ti obbliga ad entrare lì per un caffè.
Non appena sei dentro, è la prima cosa che ti entra nel naso per poi salire su fino al cervello.
Le sinapsi impazziscono: il profumo di arancia candita ti investe.
Dannazione.
E’ già qui.

Anche se ci lamentiamo, ci piace il Natale, eccome.
Ci piace come ci piace andare al cinema, non importa quale film vedremo, siamo in attesa e il profumo di popcorn ci prepara all’abbassamento delle luci.
Chissà se avremo scelto il film giusto. Preoccupazione, ansia. Poi, eccolo. Bellissimo.
Sappiamo che la cosa si ripeterà anche la prossima volta che ci andremo, e così la seguente, e quella dopo.

Ogni anno siamo in ansia già da ottobre. Dopo le zucche con le boccacce, al supermercato hanno messo i primi pandori, come una pulce nell’orecchio.
Siamo preda prelibata delle indagini di mercato, noi golosi.
Sei lì che compri fusilli quando lì vicino con la coda dell’occhio c’è qualcosa che luccica.
La voce femminile dell’altoparlante avvisa che ci sono dei polli arrosti pronti per la “gentile clientela” e “specialità natalizie”.
Panico.
L’altro giorno mi è successo.
Primo pensiero: non ci credo. Di già?
No, dai. Non è possibile. Mi atteggio alla cliente che non si fa fregare. Io, comprare un pandoro. Adesso.
Certo, è bella. Un’ enorme busta, color oro, carta che fa rumore. QUEL rumore.
Il rumore del pacco che si apre, il rumore che si fa maneggiandolo tra le mani, come fanno i bambini quando tentano di capire cosa c’è dentro, quello che fai mentre sorridi alla persona che hai di fronte facendole capire che no, non doveva (sì, doveva): “è proprio quello che volevo!”.
E’ il rumore dell’adrenalina che sale; la confezione è morbida; sopra c’è il disegno di questa bellezza di burro cosparsa di polverina bianca. Intorno un paesaggio da allucinogeno: stelle, stelline, paesaggi montani, una famiglia felicissima sorride fino all’inverosimile, tutti indicano la stessa cosa, ognuno è vestito come quello che gli sta accanto, tutti hanno la stessa faccia, cambia l’altezza, i capelli, i colori, ma il papà è uguale alla figlia. Da lontano le renne, un accenno di vecchio con un cappello rosso, forse è Babbo Natale (o fa più cool dire “Santa”?).
Neve, neve ovunque, pacchetti sparsi un po’ dappertutto, abeti innevati, ancora stelle, stelline. Una droga. Non ci credi.
Lasci i fusilli e afferri il pandoro come fossi in preda ad un attacco di epilessia.
Quando torni a casa, ormai è troppo tardi, sei stato contagiato.
In preda all’euforia, con gesti febbrili e occhi allucinati vai a scovare le scatole degli addobbi.
Vedi tutta quella carta per decorazioni, i fiocchi dell’anno passato, le palline, le statuine del presepe di sette anni fa.
Possibile che le hai ancora?
Tutto questo mondo di colori, robaccia da quattro soldi, centrotavola degli anni ottanta: il kitsch ha preso possesso della casa.

E’ inutile, qualunque cosa possa ronzarti in testa, è tutto inutile.
La frase che ti verrà in mente la conosci, è lei, ti stava aspettando, covava da tempo nell’attesa il suo ritorno, un po’ come il maglione che ti fa l’occhiolino dall’armadio a metà ottobre. Irresistibile.
“Quest’anno, niente regali”.
Ma come si fa. Niente regali? E poi, com’è naturale, dopo questa frase ti dirai “niente stress, niente corse dell’ultimo minuto, a scegliere cose improbabili”…come una crema antismagliature per la nonna cardiopatica, un maglione per un cuginetto di cinque anni, un giocattolo per quello di tredici, il quale è solo concentrato nella sua personale e illusoria rivoluzione di adolescente.
Mentre sta preparando le barricate, tu ti presenti con un giocattolo. “Carinissimo” però.

Vogliamo tutti essere speciali a Natale, viverlo in modo unico, sorprendente, per non dire agli amici che la sera del 24 sei rimasto a casa a mangiare tortellini in brodo.
Anche quest’anno ti aspettano, non pensare di sfuggirgli.
Voi che fate i regali il 24 mattina, indossate scarpe comode, mi raccomando.
Come dico spesso, non c’è speranza, quindi mi limito ad augurarvi buone feste.





Cheers!!!

Navigare

Navigare é scegliere la destinazione, avere il potere di dirigere la propria barca dove si vuole, scegliendo la strada più semplice, scegliendo la peggiore, ma decidendo senza dovere, senza tacere.
Navigare in internet è la stessa cosa e ora finalmente che posso navigare da casa, anche in mutande, senza essermi pettinata, con il caffè che mi fuma davanti, beh, per me è una gran cosa. Chissà, avendo questa possibilità non farò come prima, scriverò di più, e subito renderò nero su bianco qualcosa che mi frulla in testa al momento, senza doverla ricordare o scrivere prima di consegnare un documento in una sala piena di gente.
Anche ora non sono sola, qualcuno studia accanto a me (così pare..), ma vogliamo mettere?
Almeno posso scegliere io la musica da mettere di sottofondo,
potrei anche non metterla affatto.
C'è il dolce tap-tap dei tasti morbidi sotto le mie dita.
E una matita che graffia sulla carta.
Più comodi di così.


See ya soon.

mercoledì 21 novembre 2007

In breve, per cominciare

Dirò poco, perché c'è poco da dire, ma bisogna scrivere qualcosa nella prima mezzora di vita di un blog, perciò eccomi qui.
Scriverò di tante cose, serie e meno serie, forse offensive per qualcuno, ma spero che quel qualcuno a quel punto abbia il buon senso di cambiare pagina.
Scriverò di cose diverse, tra loro anche opposte forse o comunque che fanno a cazzotti, come un paio di scarpe di vernice verde pisello e una gonna di lino color caco. La coerenza è sempre la cosa più intelligente da fare, ma non sempre la migliore. Approfondirò anche questo.
Ma l'importante è che mi vada di scriverle, di scriverle soprattutto qui.
Saranno tante e poche, tristi e bizzarre, vi faranno ridere o piangere, o vi faranno pena e basta.
Insomma, parlerò di un mucchio di cose, tante, come quelle che ho dentro la mia borsa, che scelgo sempre perché sia a prova di libri.



Ce