Informazioni personali

lunedì 8 settembre 2008

IO STO CON SAVIANO



"MANTOVA - Sul palco del teatro Sociale di Mantova una sedia e un tavolino di legno; sopra un computer portatile, collegato ad un proiettore, ed un ragazzo di ventinove anni in jeans e camicia bianca che parla al microfono. Ai lati del palco, in piedi, quattro poliziotti in borghese: giubbotto antiproiettili, pistola malcelata nella fondina, auricolare. Il ragazzo che parla è sottoscorta per avere scritto un libro, "Gomorra", che ha venduto più di un milione di copie; potenza della scrittura. La dodicesima edizione del Festivaletteratura chiude con l'agghiacciante rassegna stampa di Roberto Saviano, che documenta come la camorra si serva dei giornali locali per comunicare il suo pensiero e lanciare messaggi. "


[.........]


"Con il pc fa partire un servizio di una trasmissione Mediaset in cui la sorella del boss Cicciariello, quello arrestato con l'amante, a commento di "Gomorra" dice: «Cosa gli abbiamo fatto noi di Casale di Principe? Gli abbiamo violentato la moglie, gli abbiamo violentato la fidanzata, ammazzato un fratello?». È difficile addormentarsi con tali parole nella testa, assicura Saviano: «Ti distruggono la quotidianità, ti fanno capire che anche le persone intorno a te sono in pericolo». Quindi ricorda come, il giorno stesso di quel servizio televisivo, fu ucciso un uomo che aveva denunciato i camorristi nove anni prima, e a cui era stata appena tolta la scorta. "Tardariello ma mai scurdariello", recita un detto campano che non necessita di traduzione: la vita di Saviano non sarà mai più al sicuro. "


Mi chiedo se sia possibile per un individuo non sentirsi libero nel proprio Paese...

venerdì 4 luglio 2008

Una persona importante...

...mi ha detto che:


"Non è facile per me
Dire una cosa proprio a te
Che mi conosci bene come la tua pelle
Questa mattina quando te sei uscita prima di me
Sono rimasto a letto a guardar le stelle
Disteso dalla parte tua
Con il tuo calore ancora di terra di sogni che non so comprendere
Io trattenevo il respiro
Per sentire il silenzio
Di una stanza quando non ci sei
Abbracciavo il cuscino
Per cercare il profumo
Di una notte dai capelli tuoi… e non ci riuscirò mai…. Mai
A
dirti quanto bella sei.. sei
Quanta vita mi dai… dai
E quello che tu sei per me… per me.. per me…per me….per me…
Sei l’altra parte della luna
Il fuoco che non si consuma
Il tuono che precede il lampo
La cassaforte del mio tempo
E’ difficile poi
Ritrovarsi tra noi
Con addosso dieci anni insieme
L’abitudine sai è il peggiore dei guai
Si diventa come due vecchi comici
Che non ridono più
Che non inventano più
Che sono li a rassicurare il pubblico
Io ti amo.. e mi vergogno anche un po’
Come un bambino io continuo a dirtelo
E non ci riuscirò mai.. mai
A
dirti quanto bella sei.. sei
Quanta vita mi dai… dai
E quello che tu sei per me… per me.. per me…per me….per me…
Fedele non sarò mai
Ma
non ti tradirò mai
Sai
che fedele io non sono a niente
Io non lo sono con me
Io non lo sono con te
Neanche con dio nemmeno con la gente
Non ti amerò come vuoi
Perché non so dire noi
Però lo sai che posso darti il sole
È solo insieme a te
Che io ho capito perché
È così bella la parola amore
E non ci riuscirò mai.. mai
A
dirti quanto bella sei.. sei
Quanta vita mi dai… dai
E quello che tu sei per me… per me.. per me…per me….per me…
Tu sei la signora dell’olimpo
La pioggia che ravviva il campo
La madre che non mi somiglia
Il battito delle mie ciglia
La notte dove addormentarmi
E l’ala dove ripararmi
Tu sei il pericolo costante
La mia miniera di diamante per me.. per me…per me….per me…"

(Jovanotti - Per me)



grazie.

Magia!

Premio strega.
Un 25enne col faccino pulito parla della solitudine dei numeri primi. Soli soletti.
I numeri primi siamo noi, certo, visti come siamo realmente, sempre isolati pur stando in mezzo ad altri come noi, anche loro numeri primi, soli e solitari, uno stato che può essere la fine oppure l'inizio se riuscissimo a trasformare questa "malattia" nella forza e nell'energia che nasconde.
Come farlo? Forse la maturità é la chiave, il momento in cui ci si rende conto che non é un difetto essere numeri primi, che non c'è nulla di cui vergognarsi, che si é forti e che possiamo scalare il mondo e arrivati in cima, mettercelo in tasca.
Bravo Giordano.
Lo leggerò.

martedì 17 giugno 2008

Story

Stava urlando ma senza voce.
Apriva la bocca, le labbra tese nello sforzo snervante di gridare un grande O che non uscì.
Il suo viso era rosso, rosso come quando ci si strozza, ma non aveva nulla che ostruisse il suo respiro. C'era solo la sua incapacità di parlare.
C'era solo la sensazione che qualunque cosa dicesse, sarebbe stata inesatta, non pertinente, debole.
Afferrò l'aria e la chiuse nei suoi pugni freddi, raggomitolati come gatti paurosi.
Corse più che poté, giù in fondo alle scale, corse corse finché non trovò un muro. Lì si fermò, fissò le crepe di fronte a sé, sentendo che il muro parlava chiaramente di quanto fosse ridicolo un essere così completo, quale quello che era di fronte al muro, che si sente senza un sé.
Sentì che la pazzia dettava il discorso al muro. Il muro non può parlare. Lo zittirò con il mio pensiero, la mia razionalità.
Lasciò perdere il muro e continuo ad andare giù, giù per altre scale, sempre in fondo, dove c'era un garage.
Lì iniziò a inveire contro le macchine parcheggiate tranquille e indifese, belle e lucenti, i loro fari che guardavano tutto dall'alto in basso, cattive.
Si svegliò che era l'alba, l'azzurro chiaro del mattino che arriva portò con sé nuovi pensieri e propositi. La certezza che non era riuscita ancora ad imparare a vivere la assalì. Ma ormai senza sconforto, si tirò in piedi, camminò verso l'uscita, il suo vestito carino era tutto da buttare, un po' come la sua faccia e i suoi pensieri.

domenica 11 maggio 2008

!




"Io? Io sono colui che non ha il coraggio di essere se stesso."



(Italo Calvino)


Mamma, che ne dici di un incartapecorito a Milano?

Venerdì sera concerto dei Baustelle a Pisa, piazza Carrara.
Bravi, bravissimi. Già li conoscevo, ma l’uscita del nuovo album, fatta la sua conoscenza, e ricordando quelli passati, li ha consacrati. Almeno per me.
Sono particolari, eccentrici, se la tirano con buon gusto, fanno gli intellettuali che si considerano poco, l'aspetto scanzonato, provocatorio senza essere ribelle, composti, coscienti del successo, consapevoli che ce ne sarà ancora, forse, ma niente di eccezionale.
Ecco i Baustelle.
Questo ragazzo allucinato che dà voce ai loro pensieri sembra un serio vecchio che parla delle sue esperienze vissute, ma il suo corpicino gracile e il look così studiato e ben riuscito lo tradiscono.
Uno che ti dice che “l’erba ti fa male se la fumi senza stile”, beh, direi che merita di essere ascoltato.
Per questo, nel suo caso, anzi, nel loro caso, dire che "stanno fuori" é un complimento.
Stanno fuori perché sono come non ce li aspetteremmo, dato quello cui siamo abituati oggi.
Penso che non appena si propone un'immagine antitradizionale, non-convenzionale, personalmente lo trovo irresistibile, chiunque sia, o qualunque sia la cosa che ho davanti. Qualsiasi novità é la benvenuta. Ma solo quelle reali.
Diciamo che apprezzo lo sforzo, il fatto che scrivono e interpretano da sé i propri pezzi, il fatto che dal vivo sono stati bravissimi, composti, senza dover sfasciare niente. Perché, sinceramente, il periodo grunge della devastazione del palco, é passata da un pezzo. E, certo, un gruppo che si presenta composto e strambo, attira. E attira molto di più sapendo che non sono stranieri, che il look british degli ultimi tempi, emo, dei nuovi bob dylan d'oltremanica o oltre-altro, cominciava a farmi preoccupare. Possibile che noi non abbiamo proprio nulla??In Italia é davvero giunto il momento della frutta? Ho sentito qualcuno parlare del dolce, addirittura.
Invece, eccoli qua.
Amen, l'ultimo album. Si può leggere questa frase in entrambi i sensi (:"Amen" é il nome dell'ultimo album OPPURE Amen! finalmente l'ultimo album!!!).
Fatto sta che confermano l'idea che su di loro mi ero fatta grazie a La moda del lento, La malavita,...
Parlano di un po’ di tutto, di sconfitte, amarezza e assurdità quotidiane, l’amore, l’infanzia e la guerra, che è finita. Tutto viene da una voce calda, un rock dolce, le parole pronunciate vicine, precise, col loro significato un po' nascosto a volte, metafore, segni, altre volte così chiaro.
Mi é venuto in mente che vorrei ascoltarli in un teatro.
Il cantante mi ha fatto pensare subito a come ne uscirebbe Liam Gallagher da un incontro di tre con Franco Battiato. Allucinato. Un nuovo convertito. Converito alla poesia, un po’ filosofo, un po’ straccione, un po’ “incartapecorito” come si è definito sul palco.
Ovviamente il tutto é reso più affascinante dalla presenza femminile. Lei, Rachele, voce e tastiera, é elegante anche quando passeggia e sorride al pubblico dal palco.
Non mi capacito come il terzo elemento abbia a che fare coi primi due. Il chitarrista, intendo, sembra l'unico ad avere un rapporto riservato e pacato, tranquillo col suo essere uno dei baustelle. Niente eccentricità, niente occhiali strani, nessun movimento impressionante. Se ne sta al suo posto, suona benissimo, mi dà l'idea di un tenero trentenne che prende poco sul serio il resto, tranne la sua chitarra e la sua parte da suonare. L'esecutore senza sbavature, non proprio della porta accanto, ma almeno del piano superiore, che ti regge la porta dell'ascensore se hai un fascio di baguettes in mano.


giovedì 8 maggio 2008

Bombe, esplosioni, guerra

No, non é un post sulla guerra, di profode riflessioni antibelliche seulla missione in Iraq, o altrove (si trovi il petrolio...).
Parlo di quello che succede tutti i igiorni alle donne di questo mondo, davanti alla televisione, in questa stagione dell'anno.
Io me ne tengo alla larga e, psicologicamente, attuo delle pratiche che immunizzano il mio cervello da questi bombardamenti, ma ammetto, devo purtroppo, che la cosa é pressante.
E' il mese della pre-estate, del quasilavorofinito, del "manca-poco", insomma ci siamo capiti....fra un mese cercheremo i costumi da bagno, e qualcunoi ha già fatto un tuffo nel ponte 25aprile-1maggio.
L'arrivo della stagione calda impone alle grandi menti dei media il bombardamento dei nostri neuroni su questioni importantissime, fondamentali. Gli inestetismi della cellulite.
Non dico che non ci penso, ma, per favore, non mentre mangio, davanti al mio piatto di pasta condita da un allegro pesto pronto appena tolto dal suo altrettanto allegro vasino da due porzioni (l'ideale per la studentessa fuori sede: una oggi e l'altra domani a pranzo. Evviva la varietà).
Ma cosa gli salta in mente? che ci penso tutto il giorno?
Credono che io creda che lamodella che mi sorride sdraiata al sole su quella spiaggia bianca, mangi veramente quella roba la mattina e non faccia altro? o che giorno e notte si spalmi quella roba addosso?
Dovrei passare sul mio corpo, in particolare su quelli che si fanno chiamare i "punti critici"(che credevo fossero i luoghi a rischio rapina in città), tutta quella serie di creme, lozioni, miscugli, fanghi, "prodotti", farmaceutici e non, che compri dietro casa al supermercato, controllando tra i rasoi, i preservativi e le gomme da masticare vicino alla cassa (mi raccomando), con tutte le loro percentuali di caffeina, cetriolo, olio di questo, olio di quello?
(Tra l'altro, detto tra noi, io, di caffeina ne consumo. In effetti per ora, non ho cellulite...
Ma allora basterebbe solo berla la mattina, no??!)
Ma la cosa più bella é la fantasia per i congegni di ultima generazione: mentre ti fai la doccia ti passi un elegante rastrello-raschia-grasso, oppure, un simpatico "Roll-on"(Rulla su??!) che ti strusci beata su tutto il tuo corpo mentre fai tutt'altro, magari mentre cucini, ti fai passare le cose da una tua amica perché ora lo stai giusto passando sui glutei (si sa, i più delicati!), poi ce lo passi davanti alla tivù, oppure mentre sei al telefono con tua madre (ottimo effetto rilassante anti-ansia materna); oppure, dopo la doccia, occupi il bagno solo per piccole dieci ore, ti spalmi un kilo di lozione solo nei punti critici (i "famosi" li chiamerei), prima spremendola dalla confezione come fosse dentifricio su tutta la pelle, con attenzione; poi devi attendere pregando in aramaico, facendo la posizione yoga dell'albero felice e imparando a memoria tre versetti del Corano a scelta; successivamente puoi stendere il "prodotto", dopo quei quaranta minuti che puoi benissimo perdere nella tua fitta giornata di impegni che, da 24 ore, si accorcia sempre di più man mano che passano i giorni, che sfogli il calendario, che guardi il tuo gatto perdere pelo.
In fondo per la bellezza, questo ed altro.
Altro, appunto. E' questo "altro" che mi spaventa.
Oltre alle creme ci sono i cereali.
Avete fatto caso a quanta pubblicità c'é in tivù di cereali che "ti aiutano a mantenerti in forma"?? Tutti ora.
Tutti adesso. E mangi solo quelli. Addirittura ho letto che consigliano di mangiarne anche durante la giornata. Certo, ammetto che certo sono davvero buoni...ma chi ne mangerebbe tre volte al giorno?
Il messaggio é soprattutto questo: bisogna correre ai ripari prima dell'arrivo del nemico (il costume), e dato che sei un 'idiota patentata, non ci pensi prima, no, ci pensi una settimana prima delle vacanze.
(E con te, ci corrono pure gli addetti al marketing, perché anche se sei un'idiota, a loro non interessa. Sei un cliente, e i clienti sono il loro pane).

Ed ecco che ha inizio la saga. In una settimana digiuni a bestia, insulti chi ti mangia davanti (anche se ti siedi a tavola nell'ora del pranzo) facendo sentire in colpa tutti e ricordando la situazione attuale dei bambini del Biafra; ti guardi allo specchio ossessionata, se hai uno specchio della casa in cui ti vedi più grassa, lo maledici all'istante, magari lo rompi o ti limiti a rigirarlo; cambi canale quando vedi le pubblicità di merendine; ti compri cose che ti stanno piccole, violentando il tuo cervello, perché sarai costretta a dimagrire per entrarci (anche se hai comprato una gonna per 14anni). Sei insopportabile, dormi male, hai le occhiaie, sarai più magra forse, ma tanto infelice.
E mangi solo cereali, ricordiamolo.
Perché nello spot, la ragazza é magra dopo che mangia i cereali (ovviamente é bellissima e flirta col bagnino, e va pure a fare il bagno subito dopo aver finito l'ultimo sorso di latte senza aspettare la digestione! anche miracolosi sti cerali, penza un po'!)
Se sei più magra sei più bella, e se sei più bella trovi anche prima l'uomo della tua vita.
Intanto devi chiederti come pensi di fare colazione in spiaggia con i cereali...Sfido chiunque a presentarsi al bar con la scatola gigantesca dei cereali sotto il braccio, in ciabatte, affamate, chiedendo tazza e cucchiaio. Ricovero istantaneo.

Perché nessuno fa pubblicità mandate in onda tutto l'anno su quanto é bello mangiare?
Su quanto é bello mangiare in modo sano, poco ma buono, poco ma di tutto, fate come vi pare insomma, oppure semplicemente sponsorizzando il benessere senza schiaffare su questo messaggio la foto di un'anoressica? perché farmi vedere ogni giorno che c'é una crema che di notte, mentre io dormo, di nascosto, come un folletto, prende e mi massaggia le cosce? pensano veramente che io creda che la mattina dopo sono Cindy Crowford??
"Perché voi valete". E la salute, quanto vale? E la serenità?
Il sano equilibrio forse paga poco...
Ma lasciamo stare...é una di quelle battaglie che vive la stessa vita di un post: un giorno.

Da domani: cereali, creme e...tanta voglia di cioccolato.

venerdì 2 maggio 2008

Passeggiando

Qualche giorno fa, ormai.
Basta un luogo frequentato e ben illuminato per rendersi conto delle stranezze che ci sono al mondo. Ma certo, a Roma, veramente ce ne sono di cose che ti sorprendono...
Basta una piazza, o vie e stradine; luoghi ad alta concentrazione di giovani-nongiovani intenti a cercare di sfruttare al massimo la movida notturna di un mercoledì sera.
Questi lo sono stati per me Trastevere, percorso in lungo e in largo, e soprattutto piazza Trilussa.
Servono pochi ingredienti.
Ti siedi sugli scalini (ricordando magari di controllare se ci sono gomme o altro prima di sederti); una compagnia disposta a fare lo stesso; un cocktail preso da "BumBum" (a Trastevere appunto), dove una seducente abitante del continente nero, che parla romano, ti frulla frutta fresca, rum e ghiaccio insieme, ciondolando il suo bacino africano a ritmo di musica "du Brasìu!".
Se poi indossi carpe che ti fanno male e stai pensando che però in fondo sono davvero carine, con il tuo ragazzo accanto che ti fa notare che non hai controllato prima di sederti, e mentre pensi ai tuoi jeans che quindi sono andati in malora, ecco, solo allora puoi goderti il potenziale comico di una piazzetta, e senza pagare nessun biglietto assisti allo spettacolo.
Se un ragazzo o ragazza vuole approcciare, dalle mie parti, dice "ciao", "ehi tu"...
A Roma no. Si comincia con un "a bella" e le sue infinite varianti (es. "a fata"), per poi procedere con un "ziaaaa!!".
Soprattutto se la ragazza in questione non risponde e il tizio insiste per attirare la sua attenzione, lui esplode finalmente con un "OOOOH!!!" che sgorga dal cuore, puro e profondo come solo un romano può fare, intenso e da uomo delle caverne.
Ovviamente se lei lo ha ignorato sin dall'inizio, e se é romana, riponderà con "ma vedi d'annattene a..." con le sue infinite varianti.
Questo non é successo, ma il tizio ha continuato da solo a rendere noto all'intera piazza che era disponibile per intrecciare una relazione non stabile.
Poi c'é il gruppetto che parla di politica, commentando sempre alla romana, le ultime battute sentite alla tivù e più giù un gruppetto di ragazzi e ragazze del sud, che non appena sentono un po' di vento si coprono con i piumini, non essendo abituati a temperature medie ma solo al loro sole estivo perenne. Le loro risate fragorose e aperte ricordano quelle delle oche felici e soddisfatte, se ne stanno sempre tutti insieme, nel paese straniero.
Questo attorno a te; volgendo lo sguardo più in basso, al centro della piazza, vedi tanti venditori ambulanti, che nessun carabiniere o poliziotto avrebbe la scortesia di cacciare, perché ormai attrezzatissimi e qualcuno anche di buon gusto.
Tutti ordinati, l'uno accanto all'altro, lottano con i possibili acquirenti italiani che trattano fino alla morte, e sorridono ruffiani davanti a quelli stranieri, i quali sono troppo desiderosi di avere un pezzo di bigiotteria italiano (perché se valentino e armani sono italiani, c'é un motivo...).
I senegalesi stanno tra di loro, raccolti, con quella parlata fatta di suoni gravi e versi primitivi, collane grosse e vestiti colorati, in piedi davanti alla loro merce di poco prezzo, abituati a fare gli africani senza imbarazzo, nel centro di Roma.
Inizi a camminare tra di loro, scrutando con sospetto la merce.
Da un lato, a terra, hai un telo enorme arancione sopra a altri cento multicolori, con dipinta una scena di caccia all'Equatore, dall'altro un tizio poco raccomandabile, anche poco pulito e anche molto losco, che vende bottiglie di birra a due euro (5 bottiglie in tutto...rubate??!mmm...) e più avanti una coppia rasta vende gonne e vestitini leggeri variopinti semi-etnici.
Accanto ci sono anche romani, che nel tempo libero o per vivere fanno gioielli fatti in casa, arrotolando alluminio o colorando metalli.

Penso proprio che qui uno non avrebbe difficoltà a farsi strada con un piccolo business del genere.
Puoi fare qualsiasi cosa. Anche vendere arrosticini fatti alla brace. Il bello é che li ho visti vendere su un ponte, così mentre passeggi mano nella mano con il tuo Lui o la tua Lei, senti odore di arrosto e un tizio che ti invita a provarli. Altro che amore e lucchetti...

Solo a Roma poi trovi un cartello, un avviso, che ti dice che qualcuno ha smarrito il suo cucciolo. C'é la foto, la descrizione dell'animale e il numero da chiamare in caso di ritrovamento.
Ecco, solo a Roma l'animale smarrito può essere un cucciolo di leopardo. Di nome Leo, che domande. Il quarto d'ora successivo ti chiedi perché uno dovrebbe smarrire a Roma un leopardo, e che forse é uno scherzo. Ma sì...é uno scherzo. O no??! Mentre ci ridi e pensi che qualcuno non ha proprio nulla da fare, pensi che il senso dell'umorismo dei romani é comunque un tantino inquietante...
E poi la ciliegina.
C'ero stata già un'altra volta, ma essendoci ripassata davanti, non posso non menzionarlo.
Solo a Roma c'é poi un locale dove il proprietario ti offre del sesso.
Nel senso...Cioccolato e alcolici sono gli ingredienti di bevande tipo "Sveltina", "orgasmo", "bottarella", "amplesso", e così via..serviti in bicchieri di cioccolato fondente.

La fantasia qui trova totale appoggio, da tutti. Se ti salta in mente una cosa, prendi e la relizzi. Magari quell'idea potresti farla diventare ristorante e nessuno penserebbe che sei fuori di testa.

domenica 20 aprile 2008

E' tempo...

é tempo di fare un sacco di cose. Rendersi conto che é già maggio tra poco, sono già passati quasi 5 mesi di questo anno, unico, diverso dagli altri, che sembra identico al precedente.
E' tempo di scrivere, di trovare il tempo di ascoltarsi e di vivere quello che si vuole, tempo di decidere, tempo di schiarirsi le idee, magari intraprendere un romanzo, legerlo o scriverlo magari, un viaggio, organizzarlo, farlo, ricordarlo. Forse tutta questa ansia paranoica di questo pomeriggio grigio, appiccicoso e quasi estivo: noioso in una parola. Ma la noia non é quella che ti prende improvvisamente dopo che hai fatto tutto quello che devi fare e non sai sbattere la testa, é proprio qualcosa che si impone forte e deciso: DEVI fare qualcosa.
Eppure ci sono così tante cose da fare. Ma quando ti senti come sempre sull'orlo di un primo appuntamento perenne (stai tre ore a scegliere cosa mettere, il profumo, i gioielli, le scarpe, ecc..) così trascorri le giornate.
Forse occorre un nuovo termine pert questo stato di cose e di animo. Non credo sia classificabile come noia, la noia é un po' tranquilla e placida, da poltrona. questa no. E' ansia di fare qualcosa, qualcosa che ti piace, qualcosa che devi fare ma che non decidi una volta per tutte di fare.
Ma non la fai.
Ti senti come in un limbo.
Per questo esco.
In questa città che per me era tutto perché incarnava il mio sogno, e ora é un bel ricordo che posso toccare, mi accoglie nelle sue stradine umide e invase dalle pozzanghere e dalla puzza di fogna. Le strade più frequentate sono intasate da gente di corsa o che passeggia ma che comunque ti irrita, perché ti urta quando ti sfreccia accanto e ti blocca il passaggio quando devi camminare tu.
Aspetti e ti scansi.
Entri in un negozio?
Le commesse verranno subito, che palle..non posso guardare e basta?
E' così bello guardarmi intorno senza fare nulla. E' come un piccolo lusso. Un cioccolatino senza grassi o vedere un film al cinema senza pagare il biglietto e saltando la fila, ricevere una carezza inaspettata quando pensavi che ci voleva proprio in quel momento e sei felice che la persona che fa questo gesto ha capito il momento perfetto, questo, in cui farlo.
Aggirarmi senza toccare, scrutare le vetrine, selezionare i vestiti appesi sui manichini annoiati, gli oggetti sparsi alla rinfusa ma in realtà architettati metodicamente dalla nuova giovane commessa fresca di lezione su come si allestisce una vetrina di classe facendola sembrare messa così a caso, alla rinfusa.
Se potessimo vivere su una poltrona con i popcorn accanto e osservare, ascoltare tutto, solo per il puro piacere di farlo.
Vado. Magari mi ascolto un toscano che "smoccola". C'é sempre qualcosa da imparare.

domenica 9 marzo 2008

(APPLAUSE)

Come si fa in un paese democratico a stracciare il programma elettorale di una parte avversa in pubblico?ma che esempio é?
Dov'é finito lo spirito sportivo, l'antagonismo sano e semplice, senza questo schifo mediatico, senza paroloni, senza che un presidente della Repubblica debba richiamare ogni giorno alla moderatezza come se fosse una maestra dell'asilo a dover placare la sua classe di mocciosi?
Forse Berlusconi pensa di fare presa sulla parte peggiore dell'Italia, la maggioranza degli italiani che guardano anziché osservare, urlano e applaudono "EEEEeeeehhh!!!!!!!" dopo che lui lancia una proposta politica come fosse al mercato. Che tristezza che tanta gente lo segua, come lui poi molti altri ce ne sono, che seguono il suo esempio, che dice di lavorare per la libertà...ancora non é chiaro da cosa. O da chi.
E ora é entrato anche nelle nostre teste:"gli italiani ci chiedono di vincere, di andare al governo..."...ma chi gliele dice queste cose?cosa fuma?Chi gli chiede cosa??
Forse è una tattica: suggestiona il pubblico, gli fa il lavaggio del cervello ogni giorno "io vincerò, voi mi voterete, io vincerò, voi mi voterete..".
Che tristezza.
Se ancora avrà vittoria un elemento simile, il problema non é della politica italiana, ma degli italiani.

"I-ttaliani!" e tutti lì sotto: "EEEEEeeeehhh!!!!!!!!"

mercoledì 27 febbraio 2008

Una domanda

Loredana Berté fuori concorso al Festival di Sanremo per plagio.
La sua canzone in gara é praticamente identica ad un'altra, sua, degli anni '80.
E cosa fanno?
Continuano a trattarla come la bambina capricciosa che va accontentata perché sennò chissà cosa ci combina: fuori dal concorso, sì, ma la faranno comunque cantare.
A me non piace questo modo di fare, soprattutto perché mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti degli altri artisti in gara.
Le regole ci sono, perché concederle questo?
Ci fosse stato uno sconosciuto qualunque, certamente avrebbe ricevuto una lettera di biasimo dal presidente della repubblica. La scomunica del papa.
E' questo passare sopra gli errori, concedere comunque nonostante si é nel torto che fa male all'Italia, fa male a tutti...questo troppo dire "ma sì", "per una volta", "é così famosa che sarebbe un peccato"...certo che pur di fare audience...bah.
Una piccola ingiustizia, una oggi, un'altra domani, che giorno dopo giorno faranno sempre cadere più in basso gli ascolti (del Sanremo) e la dignità in generale.


Nella mia borsa c'é anche questa domanda:

Perché succedono certe cose?

"Uno su 100..."

In tempo di elezioni, di questioni che riguardano la quantità, i voti, le percentuali, la maggioranza degli elettori, o la maggioranza del pubblico, lo share, l'audience...mi é venuta in mente questa:

"Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti.
Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale".

-I. Kant-

domenica 24 febbraio 2008

Fenomeno rapida

Così come un fiume nella sua fase giovanile, dal corso rettilineo, dal flusso forte e veloce che determina erosione e quindi l'eliminazione di ogni ostacolo si ritrovi davanti, così il flusso di gente al Corso.
Non sto parlando del Corso principale della mia città (Terni), ma proprio di un fenomeno che caratterizza tutti i Corsi, di tutte le città, soprattutto quelle piccole.
Si usano infatti termini che rientrano nell'ambito "acquatico": "facciamo due vasche?". Nel senso che davvero si nuota, ci si immerge nel flusso trascinante delle persone che camminano, passeggiano, corrono, saltellano nel Corso, questao grande serbatoio di incontro e scontro del sabato pomeriggio.
Sembra di stare in un piccolo aquario, troppo piccolo per la quantità effettivamente grande dei pesci che contiene, ed é anche pericoloso, nel momento in cui ne contiene di diverse qualità, tutte mescolate insieme.
Come mettere insieme tartarughe d'acqua, piragna, pesci rossi, eccetera eccetera...ma che c'azzecca??
Ieri per esempio.
Ci mancavano quelli che vendono i palloncini. Ergo: genitori con pargoletti alle calcagna con questi mostri sorridenti e svolazzanti ad altezza viso. Prima o poi tutti si sono scontrati con un morbido Pikachu.
Le carrozzine, che più che trasporta-poppanti sembrano carri armati. Ora evidentemente non c'é il servo sterzo, si maneggiano male: ti trinciano i piedi, e ovviamente le tue scarpe nuove.
Le mamme si fermano davanti alle vetrine, fissate con lo sguardo su quel completino intimo che potrebbe risvegliare la sopita vita coniugale. Mentre controllano il prezzo mandano avanti il carrozzino per vedere meglio la vetrina. Lì ci sei tu. Che guardi prima le ruote della macchina infernale con sorpresa, poi un'occhiata al bimbo che si succhia le dita dei piedi e poi lo sguardo imbufalito sale sulla madre, ancora intenta a guardare la vetrina.
Dopo due minuti buoni si accorge di te e del tuo sguardo. Sorride e dice "ops, mi scusi!"e se ne va, con la risatina del moccioso, facendo marcia indietro con la grazia di un camionista che porta carico pesante.
Il fenomeno branco, tristemente famoso.
Branchi perché sono tutti accozzati insieme questi ragazzini della generazione successiva alla mia, tutti uguali, perfino nelle espressioni delle facce, che a dispetto dei loro vestiti, si sono mantenute infantili. Sono i "piccoli trentenni": piccoli, perché avranno 12 o 13 anni, ma conciati, perché vestiti sarebbe un complimento, conciati dicevo, come trentenni.
Ti vengono addosso perché sono ancora bambini, li si deve capire. Si divertono a sbandare nel grande serbatoio, i branchi poi si riconoscono tra loro, hanno degli elementi distintivi e comunicano tra loro. A volte ci possono essere degli scontri, come tra gang del Bronx o come tra maschi dominanti di specie felina su Geo&Geo.
4 parole di cui: 3 parolacce, una bestemmia, un improperio per i genitori, una sigaretta tenuta ad arte come le floppers dei "RoaringTwenties", piccoli divi e dive che domani hanno il compito di latino.
E poi altri branchi: gli stranieri.
Soprattutto donne ucraine, rumene o altro che hanno ormai fissato i loro ritrovi in certe zone specifiche all'interno del serbatoio. In certi angoli del Corso sembra di stare a Kiev.
Poi le coppiette spaurite, che vagano di vetrina in vetrina, aggrappandosi al vetro per sfuggire ai branchi, ai palloncini, alle vecchiette...Dimenticavo questa categoria.
Ovviamente lentissime, andrebbero a 2 km orari anche in possesso di un'automobile, vanno ovviamente a braccetto anche loro, come per confermare che nel serbatoio conviene stare tutti vicini vicini per non perdersi o confondersi. Si fermano ogni 2 minuti. Hanno un particolare sensore che le rende in grado di fermarsi davanti a chi va di fretta e si trova in un totale e irreparabile ritardo. Avendo percepito la persona che va di fretta dietro di loro, si fermano, stanno 3 minuti per puro gusto sadico di rovinare la giornata altrui, ripartono all'improvviso per poi ribloccarsi.
Non puoi non andargli addosso.
Così, quando ne stai per scavalcare una piccina, le vai addosso, le devi chiedere anche scusa, perché guarda caso pensa che la vuoi derubare, "ci vuoe più rispetto", "questi giovani d'oggi", "ai miei tempi" eccetera eccetera.
Quando questo succede ci si sente dei delinquenti, si fanno incubi sulla povera vecchietta importunata, si teme lo sconto della pena all'inferno.
C'è poi sempre qualcuno che ti viene addosso perché é grosso di per sè, o perché ha con sè grossi pacchi e le mani tutte occupate. Questo soprattutto a Natale.
Ma perché tutti si concentrano nel serbatoio? attrae lo scontro forse? lo scontro tra gente col gelato in mano, la pizza, il cellulare: tutto cade e si mescola, nel casino più totale. Ti chiednono scusa ma non hanno colpito te, ti sente un verme se ti calpestano, perché forse é colpa tua, e di nuovo un pikachu ti viene in faccia.
Ma ecco che, scopri qualcosa. Poco illuminata, alla tua destra c'é la via di fuga.
Come la scala antincendio per colui che cerca salvezza, ci si fionda nella luce soffusa ma libera e pura della stradina laterale, frequentata da pochi, che a quanto pare é troppo vicina al corso per essere malfamata o pericolosa.
Ti senti già più libero, respiri aria pura.
Accanto al tuo compagno o alla compagna di fuga, ti avii verso nuove avventure, via da tutti.
Nella stradina con pochi temerari, siamo tutti partecipi di questo piccolo grande segreto che ci rende fratelli, già inconsciamenti concordi nel mantenerla segreta agli altri, percorriamo le stradine secondarie, liberi, liberi di nuotare come si vuole, fuori dal serbatoio.
E ci sentiamo anche un po' anticonformisti, prigionieri politici che tornano trionfanti alla patria, eroi della nazione.
Dopo tutto questo parlare di massa e masse, di branchi, di adeguarsi al mercato, di adeguarsi al gruppo, un po' di ritorno all'individualismo ci vuole, eccheccacchio.
Auguro a tutti di trovare la vostra strada (secondaria).

lunedì 18 febbraio 2008

Questione di voto, questione di ovaie.

Non potevo non scrivere dopo le affermazioni del signor Ferrara in merito alla legge sull'aborto, la ormai celebre, 194.
Costui sostiene che da trent'anni si stanno commettendo abusi, si sta usufruendo troppo della legge, stiamo diventando delle assassine, in pratica.
"E' il momento di dire basta" (io direi basta a mangiare,tra le altre cose).
Ecco la soluzione.
Aspettavamo solo un genio come lui che ci sospingesse dal buio dell'ignoranza verso la luce della conoscenza.
Costui vuole eliminare la legge 194.
Forse ciò é dovuto ad un'indigestione di panini...ma la cosa continua decisa già da qualche giorno.
Dunque é un serio obiettivo politico.
Apparte il fatto che é già ridicolo che un uomo metta bocca su una questione prettamente femminile, una persona che non ha figli, che non ha avuto problemi, che non é stato stuprato, eccetera...(ma poi Ferrara non era pure comunista???Mastella docet).
Ma del resto noi donne siamo abituate a dover ascoltare un uomo da una parte e un altro in gonnella dall'altra che decidono in merito ai nostro ovuli, al nostro utero, alla nostra possibilità di mettere al mondo un essere vivente.
Perché é questo che rode a tutti, fondamentalmente. Noi possiamo farlo, voi no. Tac: scatta l'operazione sabotaggio.
E ovviamente anche quella anti-sabotaggio. Molte donne hanno già fatto tanto, ma in questi giorni sembra sempre più evidente come si debba rifare quelle lotte tutte da capo.

Chiarisco subito la mia posizione: l'aborto in generale, é una brutta cosa. Nel senso che, comunque la si possa pensare, é una scelta difficilissima, grave, da non prendere alla leggera.
Sfido a trovare una sola donna che lo abbia fatto senza remore, timori, paure, pentimenti.
E' impossibile.
Si parla sempre di interrompere quel processo che porta alla nascita di una persona.
Anche se lo si fa nel momento in cui é grande come un fagiolo, comunque, ditela come volete: é una scelta difficile, punto e basta.
Detto questo, io, come persona, credo che prima di tutto ognuno debba avere la libertà di scegliere.
Io sono a favore della legge sull'aborto, perché se un giorno dovessi trovarmi in questa situazione, vorrei essere libera.
Io, come donna, credo che ognuna debba avere il diritto di scegliere la cosa giusta per se stessa, scegliere per ciò che crede sia giusto e migliore.
La donna deve portare in grembo un bambino, non Ferrara, non il Papa, non un politico, non altri.
Lasciate perdere.
- E' ovvio che non lasceranno mai perdere, lo sappiamo bene.-
Inoltre: essendoci una legge, io so che posso fare una certa cosa e scelgo se mettere in pratica o meno quella cosa.
Il fatto di scegliere per una soluzione o per un'altra, può essere criticato o meno, ma nessuno deve mettere bocca sul diritto in sé di poter fare una scelta.

"Non condivido la tua affermazione, ma mi batterò perché tu abbia il diritto di dirla" o quasi, disse qualcuno.

C'é anche un'altra cosa da dire.
In Italia la legge c'é, ma a quanto pare, per abortire si devono subire umiliazioni, attese lunghe settimane. La solita melma avvolgente della burocrazia, che, non a caso, cerca in qualche modo di rallentarci, di impedirci, di ostacolarci, nell'applicare quello che é un nostro diritto, quello che, soprattutto é Legge.
Ginecologi che ostacolano il cammino di una donna; guarda caso la maggior parte di loro in certe regioni é obbiettore. In Basilicata lo sono il 93%. Si rifiutano. Hanno anche loro il diritto di scegliere. Ma non siano la maggioranza però.
La difficoltà a volte, c'é addirittura per trovare la pillola del giorno dopo.
Tempi lunghissimi, strutture pubbliche inadeguate.
- Molto interessante l'articolo del Corriere della Sera del 16 febbraio 2008 -

Il signor Ferrara dovrebbe invece dire che il numero degli aborti in Italia sta calando.
Sta calando perché c'é gente disposta (anche economicamente) a spostarsi di nazione in nazione per abortire con più facilità, senza aspettare inutili file, colloqui, umiliazioni di chi ti guarda come guarda un criminale (anzi, per i criminali veri c'é invece più tolleranza). Altre lo fanno illegalmente, con tutti i rischi che conosciamo.

Siamo, insieme all'Irlanda, il paese che più di altri sceglie l'estero per realizzare una scelta, una scelta che é legale, ma che tutti cercano di ostacolare. Soprattutto cresce il numero di donne italiane in Inghilterra, ma anche in Svizzera, dove con "solo" 400 euro si può avere la RU486, la pillola che fa abortire.

Se Ferrara diventerà Ministro della salute, per il cui ruolo si sta candidando, all'interno del PDL, non credo basti scendere in piazza.
Di fronte ad affermazioni come le sue, vedendo che qualcuno ha il coraggio, (anzi, nemmeno é coraggio, sembra essersi proposto serenamente come chi propone una scampagnata tra amici) in un paese democratico e laico di dire cose simili, non so veramente dove andremo a finire.
Il solo fatto che possa dire una cosa del genere in pubblico, per me é oltraggioso.

Attenti e attente dunque a chi votate, a chi ha il potere di decidere, e soprattutto pensate alle donne (a quanto pare non lo si fa mai abbastanza), soprattutto a quelle che non hanno i soldi per andare in Inghilterra o in Svizzera per pagarsi la RU486, ma tornano alla clandestinità.


"La madre degli stupidi é sempre incinta".
E non abortisce mai.

lunedì 11 febbraio 2008

Flash

Nella mia borsa c'é zucchero per passeggiate lunghe inaspettate, una penna che non scrive quando serve, ma solo quando stai per buttarla, pacchetti di gomme vuoti, chiavetta usb (piena o vuota, la porto ugualmente), burro cacao per addolcire un bacio ruvido d'inverno, fazzoletti (per asciugare, pulire, incartare, riempire, spolverare, calmare, rassicurare), scontrini inutili e sempre presenti, il portafogli che mi ricorda di contenere più tessere che soldi, le memorie chiuse da carta robusta, quelle di una giovane aspirante scrittrice/pittrice che intanto si sta specializzando nell'aspirare a queste due cose. Nel frattempo impara le parole scritte dagli altri.
Ma c'é anche un biglietto.
E un treno.
E quando sentirò il click rumoroso e vecchio della macchinetta gialla, sempre allegra e malandata, fantasticherò di partire e di non tornare più, di partire e tornare quando tutto sarà migliore. Tornare per non rimanere, restare e non partire...
Una boccata d'aria ogni tanto ci vuole, con tutte queste montagne intorno che mi soffocano...
Voglio la città col fiume. Anche solo per 48 ore.

A bien tot.

mercoledì 6 febbraio 2008

Il potere del tubero

Data la mia fissazione nel chiamare con tono affettuoso determinate persone con il termine "patata"( o "patato" nel caso dei maschietti), vorrei subito chiarire che non c'é alcun riferimento agli organi sessuali, né maschili, né soprattutto, femminili.
C'é infatti questa usanza. Ora forse sfumata...Mia nonna usava dirmelo da piccola, anche se, anziché "patata", andava molto più di moda "passerotta".
C'erano anche le famose varianti "farfallina" e "tatta" e/o "tattina".
Ovvio che i maschietti staranno sghignazzando. Certo per loro maggiore dignità con "ometto", "giovanotto" e il ben più remoto ottocentesco, verghiano, "giovine" e/o "giovincello".
Niente patate, farfalle e tattine per loro.
L'ingiuria ignominiosa solo per noi piccole (patate).
Ma noi lo percepivamo come molto innocente e intimo, affettuoso...come oggi lo é il chiamare il proprio Lui "tesoro" o la propria Lei "piccola"(che sarebbe l'equivalente meno felice, di "baby" nel mondo anglosassone).

Insomma, tornando al tubero in questione: lunga vita al tubero simpatico detto in occasioni speciali. Ridcordate che va detto per i seguenti motivi:

- per sottolineare un gesto dolce/affettuoso (es.:"vuoi che ti faccio un massaggio con olii essenziali???" "grazie...che patata sei..." con gli occhi dolci, pupille dilatate e lacrimose)

- per una persona che si presenta un po' goffa e tenera allo stesso tempo, un po' impacciata (es.:"guarda come cammina quel pinguino!".."hai ragione...é proprio un patato!")

- per chiamare una persona alla quale siamo affettivamente legati, che sia un legame di affetto, di amore...in effetti con gli estranei non va assolutamente usato, é indiscreto e dovete sempre pensare che qualcuno potrebbe non prendere nel verso giusto il fatto di essere chiamati come dei tuberi da una/un sconosciuta/o.

- bambini piccoli/cuccioli (perché notoriamente sono un po' cicciotti, buffi, teneri e inesorabilmente e comicamente goffi).
La mia gatta si chiama appunto patata. (Potrebbe sembrare uno scurrile gioco di parole.............infatti é così.

............................Sto scherzando.)

- altri casi: siete brilli e vi scappa di dirlo e non ci potete fare nulla......proprio nulla.

Ultima cosa: ai maschi dà sempre fastidio. Reazioni principali:

- risa (convulse)
- risatina (di sufficienza)
- occhi di bragia (se lo dite a Lui in pubblico)
- faccia seria/severa
- faccia nera (non c'é alcun richiamo al fascismo)
- botte senza preavviso alcuno.


Inoltre: potete usare altre varianti (patatina/patatosa) e altri tuberi, come mi ha fatto notare l'Enigmista, e cioé Zenzero/Zenzera......ma ovviamente l'impatto di una parola come "Patata" é difficile da rendere con altri surrogati.
Apparte ciò: continuerò a chiamare "patata" chi mi pare. Lo dico per quelle persone che conoscono questo mio vizio...Irrinunciabile, mi dispiace.
Ultima cosa: apparte il nominarla, direi che sarebbe di mangiarne anche poche perché sono molto glicemiche. Evitare di mangiarne col pane. Bene l'accostamento con le proteine.




lunedì 4 febbraio 2008

Altro che talent-scout...





Anziché scoprire nuovi talenti, a quanto pare la mia tendenza é scoprirne di vecchi, cioé, scoprire gente che é già famosa, ma non per me, gente che gli altri conoscono e che io non so identificare.
Eccone un altro (beata ignoranza: c'é sempre qualcuno/-osa da scoprire):
MAURITS CORNELIS ESCHER

Tipetto poco normale diciamo, che ha realizzato cose fantastiche, che sembrano uscite dai sogni, dagli incubi, da una mente confusionaria ma allo stesso tempo razionalizzante, tutto é preciso, calcolato, tutto é a al suo posto, tutte le linee e le forme proseguono bene, cioé come ce le aspettiamo ma poi dove vanno a finire...???assurdo.
Chi vuole qui legge la vita, le opere e il resto: http://it.wikipedia.org/wiki/Maurits_Escher






Proprio
CONlatestada
tutt'altraparte.

RI- Pensando

Cammina tranquillo, lui non va veloce...solo che, avendo le gambe non lunghe come le sue, devo andare svelta per tenere il passo, stare insieme sotto l'ombrello, stretti stretti.
Con le dita intrecciate cerco di non mostrare che per me é una corsa quello che per lui é una passeggiata. Sembra quasi comica la cosa.
Schivo le pozzanghere, salgo e scendo scalini e marciapiedi, la città é tutta intorno, ma sembra che tutto é lì perché noi due possiamo vederlo nel momento in cui passiamo.
Ogni tanto ci blocchiamo.
L'ombrello é stato rovesciato dal vento, lui si ferma, lo scuote un po' per rimetterlo nel verso giusto, si lamenta, vorrebbe sparlare ma si trattiene..forse perché ci sono io.
E' qui che a me viene da ridere mentre me ne sto a guardarlo. Un piccolo spettacolino di varietà. Comicità spontanea pure qui. Forse lui invece é pure arrabbiato per l'ombrello.
Sorrido e riprendiamo a camminare. "Che ridi?"mi fa. "Niente".
Mi guarda un po' interdetto. Non sa se chiedermi di nuovo perché sorridevo o se lasciar perdere.
Adoro quando ha queste indecisioni. Indeciso su cosa pensare di me. Mentre la sua faccia é un punto interrogativo, come quello di un bambino nel fissare un insetto strano, io ostento tranquillità, come se nulla fosse successo.
Tengo la verità per me, sentendomi un po' colpevole, un po' divertita, perché scivolo nel piacere di essere quel qualcosa, in quel momento, che lui non si sa spiegare.
Mi sorrido come fossi allo specchio.

Superiamo dei genitori coi figli mascherati.
Una paperella e un drago trottano aggrappati alle mani degli adulti, guardano fissi a terra le pozzanghere, e affascinati scrutano il mondo sotto impermeabili colorati.
Nonostante la pioggia c'é gente in giro.
Piove a gocce grandi e fredde, ma l'aria é umida e ho caldo.
Roma così sembra una città come tutte le altre, gente che corre, facce brutte, facce tristi.
Siamo arrivati un posto per fare una specie di merenda, che si rivelerà un inizio di cena.
Posto incredibile: cucina siciliana tipica. A Roma. Il massimo.
Con un arancino "spappolato" (come ha detto il ragazzo al bancone: non era riuscito a tagliarcelo in due come si deve), ci rifugiamo sotto un ombrello di plastica aperto, con un tavolino e quattro sedie.
Tutto bagnato, gocciolante, zuppo. Il ragazzo del posto (che é anche bar, che é anche pasticceria, che é anche...) ci passa sopra una pezza asciutta, non molto convincente.
Ci guardiamo in un momento. Entrambi sappiamo che ci bagneremo lo stesso.
Dopo che il ragazzo se n'é andato, lui dà voce al pensiero di entrambi "vabbé...". Non ci interessa se ci sentiremo umidicci dopo, questo non ha importanza.
Siamo seduti, dentro c'é troppa gente. Fantastico su quello che sembrerebbe un nostro privé, escluso agli altri, al resto.
La pioggia ci circonda, siamo salvi lì sotto. Fra sorrisi e cenni di capo di apprezzamento per l'arancino, finiamo di mangiare, prendiamo qualcos'altro e torniamo a casa.
Era solo un tardo pomeriggio, come tanti ma diverso.
Bello, grazie.

mercoledì 30 gennaio 2008

Certo, visto dall'esterno...

...sembrerebbe da squilibrati, ma mi piace poter cambiare propositi ritenuti definiti fino ad un giorno e poi nello stesso cambiarli.
Incoerenza? Incostanza?
Forse la maturità é il saperli mantenere? O forse si é maturi quando si cambia rotta?
Non so. Intanto, l'esame lo do l'esame prossimo. L'università é bella anche perché esistono questi appelli sparsi qua e là per tutto l'anno.
Dio salvi gli appelli.

(Forse é bello semplicemente sapere che oltre agli esami da dare, hai anche qualcos'altro che non vedi l'ora di realizzare, di fare. E' bello avere ALTRO e basta, forse.
Forse non basta. Per ora, per me é sufficiente.)

Evviva la schizofrenia (quello che é).
E in suo onore, ecco un nostro caro vecchio amico Ed (cioé..un suo dipinto):



Hasta luego.

lunedì 28 gennaio 2008

Guarda guarda...

Facendo un giretto di ricognizione nel grande mare di internet, mi sono soffermata sulle ultime tendenze di moda. Scarpe qui, maglie là, gonne così, borse cosà..eccetera eccetera.
Ma non avrei mai pensato di trovare anche una tizia che si occupa di qualcosa di molto, ma molto, particolare.
Non me lo sarei mai aspettato, perché in effetti non mi é venuto in mente che potrebbero esistere "gioielli" di questo tipo, fatti per un'occasione così....diciamo speciale.
Ho deciso di dedicarle un post, perché persone così non ce ne sono molte in giro, persone strane, indubbiamente, rare, originali, dalle idee un po' eccentriche certo, per qualcuno sarà sicuramente una pervertita (ma va), per altri solo un'esibizionista. Per me, una che la pensa semplicemente a modo suo, e ha trovato il modo di rendere reale e soprattutto vendibile qualcosa che le piace e che le interessa, e che le riesce alla grande.
Ha reso portabile, costoso e raffinato qualcosa di trasgressivo e vissuto da sempre come proibito e inaccettabile: accessori erotici, sex toys, chiamateli come vi pare, lei ne ha fatto dei gioielli.
Ecco a voi/noi Betony Vernon, angloamericana, designer di gioielli........EROTICI. La più famosa.
Come dare una svolta alla serata, o meglio, alla relazione? (E direi anche, come dare una svolta pure al portafoglio?) comprate le sue creazioni, fatte per chi ama le cose indubbiamente DIVERSE, NUOVE, non scontate (le manette ormai sono OUT!), ma senza scendere nel volgare.
Gioielli erotici appunto, non porno. Ricordiamoci che é una designer. Non una pornostar dalla carriera disfatta che non sa che fare il pomeriggio.
Non é nemmeno una pervertita e dice cose intelligenti, come:
"Sesso o amore? Ciò che conta è il sesso fatto con amore. Perché “fare l’amore” significa unirsi a un corpo che si conosce bene. E soprattutto di cui ci si fida".
Pensate.....pure romantica. Disegna gioielli erotici e dice cose belle sull'amore....la vera sintesi perfetta. Già mi sta simpatica.
Non tutti creano tendenze che diventano fenomeno culturale. Perché, se ancora non lo avevate capito, come dietro ogni idea ben fatta, c'é sempre una grande filosofia. Anche Betony ne ha una.
Il bello é che lei con la sua filosofia fa soldi ed é famosa in tutto il mondo. Ovvero: in quello che riesce a capirla.
Certamente non lo é per chi ha come massimo elemento di trasgressione portare il perizoma.
Certo, per arrivare in Italia come arriva a Los Angeles ci vorrà del tempo.
Intanto é bene scuriosare, vedere cosa c'é oltre i confini (anche quelli del pregiudizio e dell'ignoranza) giusto per dare un'occhiatina, anche a queste foto...in fondo, siamo tutti un po' "voyeurs".
Ah, e un'altra cosa..
La signora/signorina Vernon, avrà una rubrica nel noto programma di EMTIVI sul sesso (Loveline) nel quale dispenserà consigli su come rendere più piccante la propria vita sessuale (sto facendo troppa pubblicità...mi farò assumere prima o poi dalla Vernon).

Buona visione.




















lunedì 21 gennaio 2008

zZZ...zZZ...zZZZzzZZzzZZzzz....................


NdA

Come si evince chiaramente, direi in modo lampante, dalla sua nuova "faccia", il mio blog ha subito serie operazioni di natura estetica, soprattutto per quanto riguarda i colori.
Se tu che mi leggi mi conosci, saprai delle mie fisse pseudo-maniacali per i colori.
Comunque...dal momento che sono sotto esame, non escludo che potranno verificarsi ulteriori cambiamenti.
Un blog serve anche a questo, no?
Insomma, grazie per la pazienza.
I miei sforzi di natura cromatica sono orientati a contrastare in qualche modo la presenza dittatoriale del rosa in questo tipo di modello per blog. Dal momento che mi piace la struttura, devo tenermelo così com'é stato fatto: tutto in rosa.

Perché tanta ossessione per il rosa quando si tratta di creare qualcosa che abbia a che fare con una donna?

Come se il rosa piacesse a tutte; come se per essere femminili bisognasse indossare il rosa.
Fanculo il rosa, questa è la mia filosofia.
E se non avessi il problema di non trovare tempo per seguire come si deve un blog, ne aprirei uno nuovo, chiamato proprio così "FANCULO IL ROSA".
Tutto rosa ovviamente.
Tema centrale sarebbe questo modo di fare un po' autoritario, arbitrario, francamente idiota, da parte degli uomini di decidere, anzi, di pensare di essere in grado di decidere, quale sia il colore che una donna vuole per il suo blog.

E per chissà quale arcano motivo, sono schiavi anche loro di questo perverso meccanismo: per i maschietti, il blog è celeste...ma che dolci.





sabato 19 gennaio 2008

CONSIGLI per una giornata, non dico "senza problemi", però...

Piccolo breviario/prontuario di piccoli accorgimenti quotidiani

su cose che accadono solo in certe circostanze (e continuano a farlo certe volte), sulle quali magari non ragioniamo più di tanto. Piccole ingiustizie quotidiane contro le quali bisogna aguzzare l'ingegno, o soltanto fermarsi e pensare.
Ovviamente questo piccolo prontuario é stato partorito in seduta stante (o "in seduta a stante"? ma "stante" cosa vorrà poi dire?insomma, qui e ora, senza bozze), spontaneo, proprio perché le cose di cui parlo (le avete sicuramente già viste/vissute) accadono così, a volte senza che ce ne accorgiamo sul serio...


1. Prima di andare a letto, mettere le pantofole vicino al suddetto, altrimenti la mattina dopo dovrette abbassarvi ancora narcotizzati dal sonno, strusciando per terra i capelli, annaspando col braccio sotto il letto cercando le beniamine colleghe della vita casalinga.
Soprattutto fatelo chi di voi ha il marmo.
Poggiare al mattino i piedi al pavimento gelato é alienante (qualcuno obietterà certamente che in tal modo eviterete di prendere il caffé per sveglarvi: vedetela come vi pare).

2. Mentre aspettate davanti al caffé o davanti all'acqua che sta bollendo, non azzardatevi ad allontanarvi sperando di fare in tempo a tornare quando il caffé è arrivato.
Dopo anni di vita sul campo, ho capito una cosa: le caffettiere sono esseri estremamente intelligenti: si rifiutano di farsi aprire se avete già bevuto il caffé al bar, vi avvisano con quel richiamo particolare quando è ora di spegnere il fuoco sotto di loro, si sono premunite di manico in plastica per non farci scottare. Carine...Però ecco: anche loro hanno qualcosa di diabolico (quindi di umano): quando vi allontanate, siatene pure certi, non vi avviserà che è pronta, che il caffé è arrivato.
Dopo che ve la sarete svignata, magari andando a cercare l'altra pantofola sotto il letto, lei si sbrigherà anzi per fare il caffé in minor tempo. Ergo: state lì, magari non proprio davanti a loro. Lo sguardo fisso delle 5 di mattina le rende nervose (: il caffé uscirebbe cattivo).

3. Se vuoi macchiare il caffé, come quando vuoi versare un liquid qualsiasi in un altro liquido qualsiasi, ricorda che vige la legge della "goccia stronza": esattamente, quella grossa che fa plof mentre cade versandoti addosso tutto il liquido nel quale avevi intenzione di versarla.
A questo punto è dunque correlato un altro, importantissimo:

4.non essere vestito "bene", ovvero pronto per uscire, quando mangi/bevi/fai trasfusioni di liquidi da pentole a pentole, da bicchiere a bicchiere, eccetera. La goccia stronza ti colpirà, con uno schizzo a 360°, a raggiera che colpirà puntualemente il polsino della camicia che stai indossando.

5. le bottiglie di plastica dell'acqua, soprattutto quelle da due litri si piegano in due se le afferri al centro con la mano per versarti l'acqua: legge della plastica flessibile/molle (dunque, "stronza".).

6. i piatti di carta hanno lo stesso difetto delle bottiglie di plastica: alzi la mano chi non si è mai visto un piatto di plastica in mano che si flette rovinosamente dalla vostra parte se sopra c'è anche solo una castagna.
Dio (o chi per lui) ci ha dato le manine: usiamole entrambe. La plastica dunque, abbiamo capito, che è un nemico infido tra le pareti domestiche. Prestiamole maggiore attenzione.

7. Controllare, prima di fiondarsi in bagno, che ci sia la carta igenica. Soprattutto quando si è soli in casa.

8. (Soprattutto, anzi SOLO per le donne:) Quando in un bagno pubblico non c'è la chiave alla porta, la situazione è molto semplice da risolvere: o ci piazzate davanti un'amica (possibilmente stabile e non incline a fare scherzi) oppure rinunciate. Azzardare posizioni acrobatiche per tentare di fare pipì tenendo chiusa la porta, potrebbero comportare lussazioni, fratture scomposte e traumi gravi. Con il risultato di piangere ogni volta che dovete andare in bagno in un luogo pubblico.

9. Non guardate foto diciamo "osé" del/della vostro/a compagno/a e-o fidanzato/a, marito/moglie, eccetera...in treno. Il passeggero dietro di voi potrebbe improvvisarsi un voyeur. Lo stesso vale per messagi del tipo: "ora se fossi lì...ti darei/direi/farei...mmm....l'ultima volta è stato fantastico....eccetera.". Semplicemente tenete chiuso quel benedetto aggeggio, niente sms da leggere nè foto da guardare (zozzoni!).

10. Se uno si avvicina (poco raccomandabile) e vi chiede i famosi "du' spicci?" e voi rispondete di no, abbiate il buon gusto, e soprattutto la furbizia, di non farvi scoprire due minuti dopo che svaligiate il distributore delle merendine. In generale: se siete anche ben vestiti, con gioielleria ben in vista, sarebbe consono non dire "guarda....non ce l'ho"....e magari mentre camminete le monetine nelle vostre tasche (che tenete a disposizione in viaggio, proprio per il distributore!) tintinnano allegramente.........

11. Non chiedete in edicola se c'è "L'ultimo numero di Clara con la cassetta: come maltrattare gli uomini"...cercatela da voi, e basta.
Lo stesso vale se cercate "film di un certo tipo" o altro di molto imbarazzante come "la collezione completa dei soldatini dell'antica roma" o "il sesso illustrato" e siete un uomo sulla cinquantina. (e usate la solita scusa "sa...per mio figlio/mia moglie..."....via, su......).

12. Se siete in una sala d'aspetto (di un dentista, di un avvocato,...) e avete puntato quell'articolo su quella rivista, aspettate che gli altri se ne siano andati per prenderlo o strapparlo, o con molta nonchalance infilatevelo in borsa...ripetete dentro di voi: "con moooolta nonchalance"...magari coprendo il rumore dello strappo con furtivi colpetti di tosse nei momenti strategici di maggiore casino cartaceo.
Comunque, ricordate: quei giornali sono lì per essere letti: quell'articolo che avete appena preso è perché così ve lo leggete meglio a casa vostra...(CASOMAI, se proprio siete veloci a leggere, glielo riporterete, con un po' di scotch...).
E (di nuovo) comunque: ad un dentista non interessa il campioncino di crema antirughe a pag. 223.

13. Io odio la gente che lascia la propria spesa sul coso di gomma che scorre alla cassa, per poi uscirsene alla fine con un "no! accidenti....la carta igenica!".
Tutti tremano nella fila.
Anche perché di solito, questo accade quanto TU hai una fretta tremenda e hai appena avuto la mezza mattinata peggiore di tutta la settimana (e sei solo a Mercoledì).
Insomma, sei lì che è il tuo turno, questa simpatica personcina carica tutto e poi siblocca, si gira e ti dice "lascio le cose UN ATTIMO...vado a prendere una cosa che l'ho scordata e arrivo!!Faccio SUBITO, NON SI PREOCCUPI.". E' la fine.
E' già un quarto d'ora che non si fa più viva, la fila è bloccata, la cassiera irritata e l'intera fila sborbotta come una locomotiva pronta per esplodere.
Torna mezzora dopo, per farla breve con: carta igenica (ci mancherebbe), e: 2 pacchi di pasta, lo zucchero, il pane, un pacchetto di assorbenti (la maggior parte di questa gente simpatica è, purtroppo, di sesso femminile), i biscotti, eccetera.
QUINDI: preparate a casa, prima di uscire, una lista con le cose da prendere, che siano TUTTE però. Così non dovrete lasciare roba, tra l'altro incustodita (una volta una persona meno paziente di me aveva "preso in prestito" un articolo della signora che aveva lasciato la spesa, includendolo nella propria) per poi (far)impazzire.




Termino qui.
Ci sarebbero un sacco di altre cose da dire, da consigliare e sconsigliare, ma rimando questo piacere alla prossima, sarebbe anzi carino che qualcuno continui, portando la propria esperienza quotidiana.

E soprattutto ditemi: a chi di voi non è MAI capitato tutto questo?
Almeno dieci su tredici,dai...ne sono certa... ;p



Ce


venerdì 18 gennaio 2008

Dimenticavo

Sto ascoltando i Baustelle.
Vi siete mai fermati ad ascoltare bene i testi?
Le parole strane ti entrano in testa e si impongono per essere capite e interpretate...hanno un po' l'effetto di un narcotico.... ;p
Veramente scandalosa. Da un bel po' che non scrivo.
Beh, comincio, anzi, riprendo col dire che questo momento della mia vita, come quello della maggrior parte della gente, è un continuo muoversi.
Corri per studiare, per dare un esame, per fare la spesa, per il treno, per correre da qualcuno.
Conciliare tutto e tutti non è facile e spesso ci sentiamo un po' manager e un po' frabcamente idioti.
Continuiamo a dirci che facciamo troppe cose, ma continuiamo a farle.
Ci lamentiamo di essere sempre di fretta, di non goderci niente.
Dio come siamo contraddittori.
Ora per esempio, mentre scrivo, penso che potrei anche fare altro, e cioè finire il libro di filosofia, dato che tra un mese ho l'esame e ancora mi manca un libro.
Ma perché non siamo soltanto un po' più stupidi? un po' incapaci a fare più cose così da fermarci un attimo e riflettere su quello che facciamo, sulla persona con la quale stiamo prendendo un caffé, senza guardare con occhi fissi oltre le sue spalle pensando a comprare le crocchette del gatto.
Dopo Madonna e le altre si affiliano alla Kabala, Buddhismo eccetera...grazie, cose tipo lo yoga sono le uniche scuse ben fatte per fermarci e respirare con calma.



MI SCUSO PER GLI EVENTALI ERRORI DI BATTITURA, MA HO DOVUTO SCRIVERE DI FRETTA...

mercoledì 9 gennaio 2008

Era ora

Direi.
Nuovo anno, nuovo post.
Lo ammetto, con molto ritardo.
La Ce di qualche tempo fa, con entusiasmo infantile avrebbe scritto il 31 dicembre 2007 e il primo gennaio del 2008. Ma una strana forma di schizofrenia mi porta a questo piccolo blocco...volevo scrivere intellettuale, ma in realtà sarebbe creativo, perchè il cervello, anzi l'"intelletto" finora è stato fin troppo impegnato.
Forse è pigrizia, boh, non saprei come definirla...eppure mi piace scrivere...sicuramente lo studio forzato di roba che non avrei letto spontaneamente mi ha come violentato il cervello, ora si vendica. Tabula rasa.
Aspetterò.
Come quello (che forse era un indiano...o un saggio d'Oriente?) che siede davanti al fiume. In silenzio, passandoci ore e ore. Giorni e giorni.
"Cosa fai qui?" gli chiesero.
"Aspetto il cadavere del mio nemico passare".