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giovedì 29 novembre 2007

Forse è una banalità

Di ritorno da una conferenza all'università su Ludovico Ariosto, mi sento pesante.
Non ha nulla a che vedere con lui, poverino, ma con il sistema delle conferenze incentrate sugli autori.
Dirò forse qualcosa di assurdo, ma forse tutte queste discussioni, citazioni, interpretazioni di autori di secoli fa dovrebbe finire, nel senso di lasciarli in pace. Ovvero: perchè partorire nuovi libri, nuote tesi, migliaia di nuove dal giorno della sua morte, tesi su cosa scriveva e perchè, cosa gli frullava per la testa, perchè non ha scritto questo, perchè non ha scritto quello. Ma perché chiedersi tutte 'ste cose in modo così forzato, sempre a scavare fino a raschiare il fondo.
Ma ci volete lasciare un minimo di mistero?
Certo che vogliamo tutti sapere tutto, ma non è possibile, anche perché cosa frulla nella testa di un autore, veramente, sul serio, solo lui pouò saperlo. Azi a volte nemmeno lui lo sa.
Perciò mi chiedo: non andranno forse lasciati in pace tutti questi antichi scrittori che si staranno rigirando nella tomba da anni?
Voler supporre cosa pensava abitualmente, o in un preciso giorno della sua vita un uomo del cinquecento, non è troppo ardito?
Leggo spesso su testi che devo imparare: "Ariosto qui voleva dire", "Ariosto qui vuole intendere", eccetera. Non sarebbe forse più corretto dire: "Ariosto FORSE qui voleva dire, basandoci sulle tracce che abbiamo...potremmo supporre che forse...ma, chissà!".
Tipo uno oggi ha detto: "Ma perché, a differenza di Tasso e Petrarca per esempio, Ariosto non scrisse lettere di carattere privato? non ne abbiamo nemmeno una!!per quale motivo?sicuramente perché lui..."....e se invece, semplicemente non è stato ancora ritrovato un manoscritto di qualche copista che per sbaglio le aveva trovate e copiate? o un manoscritto proprio suo? e se invece Ariosto sparlava della corte che lo stipendiava e temeva ritorsioni e quindi lo ha bruciato?.......se ancora non abbiamo scoperto nulla al riguardo?Chissà quante cose ancora non abbiamo scoperto...e se Dante non fosse mai esistito e lo dimostrerebbe un documento non ancora venuto alla luce in cui risulta evidente che in realtà "Dante Alighieri" fu uno pseudonimo usato da un altro tizio? Se scoprissimo un giorno che invece dietro la Divina Commedia c'era un'autrice??
La fantasia umana veramente non ha limiti, però in effetti anche la vita di scherzi fantastici ne fa, eccome.
Il ragionamento è simile a quello della religione: se non ci riusciamo a spiegare qualcosa, ecco che scatta il doppio contentino: opera di Dio (inspiegabile: va presa così com'è, guai a porsi domande) oppure cosa inesistente, abbaglio collettivo o individuale.
E rimanere invece col dubbio? troppo frustrante? saremmo veramente così capre se semplicemente ci dicessimo con tutta sincerità "qui, proprio non saprei. Abbiamo fatto il possibile, ma per ora niente".
Certo, per gente che ha scoperto il fuoco e inventato la ruota, è difficile arrendersi...

Forse critico anche l'astrattezza di certi studi.
"Perché Ariosto preferiva la cacciagione invece del misto di fritto di pesce? semplici problemi gastrointestinali o scelta poetica? sicuramente la scelta del pesce è da interpretare come la figura dell'autore: il fatto che fosse fritto è da attribuire alla pesantezza, all'appiccicume diffusi in ambiente cortese, come ben sappiamo....Non a caso Dante era vegetariano" eccetera....

Se è vero che la curiosità umana non ha fine, allora nemmeno la stupidità, quella stupidità che si manifesta nel ribadire un concetto proprio proponendolo come assoluto, perdipiù parlando di una persona che, ahimé, non si può interpellare. Volendo entrare nella testa d'altri si finisce di uscire dalla propria, credo, un po' come un eccessivo psicologo: finirà per impazzire.
Cosa direbbe Ludovico....


sicuramente, e su questo nessuno può contraddirmi: "quisquiglie"

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