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lunedì 8 settembre 2008

IO STO CON SAVIANO



"MANTOVA - Sul palco del teatro Sociale di Mantova una sedia e un tavolino di legno; sopra un computer portatile, collegato ad un proiettore, ed un ragazzo di ventinove anni in jeans e camicia bianca che parla al microfono. Ai lati del palco, in piedi, quattro poliziotti in borghese: giubbotto antiproiettili, pistola malcelata nella fondina, auricolare. Il ragazzo che parla è sottoscorta per avere scritto un libro, "Gomorra", che ha venduto più di un milione di copie; potenza della scrittura. La dodicesima edizione del Festivaletteratura chiude con l'agghiacciante rassegna stampa di Roberto Saviano, che documenta come la camorra si serva dei giornali locali per comunicare il suo pensiero e lanciare messaggi. "


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"Con il pc fa partire un servizio di una trasmissione Mediaset in cui la sorella del boss Cicciariello, quello arrestato con l'amante, a commento di "Gomorra" dice: «Cosa gli abbiamo fatto noi di Casale di Principe? Gli abbiamo violentato la moglie, gli abbiamo violentato la fidanzata, ammazzato un fratello?». È difficile addormentarsi con tali parole nella testa, assicura Saviano: «Ti distruggono la quotidianità, ti fanno capire che anche le persone intorno a te sono in pericolo». Quindi ricorda come, il giorno stesso di quel servizio televisivo, fu ucciso un uomo che aveva denunciato i camorristi nove anni prima, e a cui era stata appena tolta la scorta. "Tardariello ma mai scurdariello", recita un detto campano che non necessita di traduzione: la vita di Saviano non sarà mai più al sicuro. "


Mi chiedo se sia possibile per un individuo non sentirsi libero nel proprio Paese...

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